Dear Diary: Thailand vol. IV

Partiamo alla volta di Chiang Mai la mattina presto:
biglietto del treno fatto,
la nostra tipica colazione tailandese (yogurt, banana e succo di frutta) fatta,
puntate di Narcos preventivamente scaricate
… siamo pronti per le 9h di treno che ci aspettano.

Nonostante le infinite ore di viaggio, consiglierei anche a posteriori di fare la tratta con il treno invece che con qualsiasi altro mezzo. E’ una sorta di oriental express che attraversa tutti i paesini, costeggia immense foreste e piantagioni di ogni genere. Il treno e’ attrezzato con colazione, pranzo, merenda e cena e ti da la possibilita’ di incontrare altri turisti sul vagone dedicato ai viaggiatori (il 9).

Ci tengo a sottolineare l’organizzazione che hanno avuto nel trasformare un semplice spostamento in una vera e propria esperienza positiva: alla stazione dei treni, una volta fatto il biglietto, e’ pieno di personale tailandese che ti chiede dove sei diretto e ti accompagna letteralmente al binario  corretto. Una volta saliti in treno siamo stati coccolati da una signora tailandese che ci ha prontamente offerto the/caffe/succhi/acqua. Nulla di paragonabile ai nostri regionali che attraversano l’intera italia e che se sei fortunato ti portano almeno a destinazione, altrimenti nemmeno quello (scusate lo sfogo).

Passiamo il viaggio alternando nasi attaccati al finestrino a puntate di Narcos, le piantagioni viste da vicino e quelle di Pablo, la poverta’ fuori dal vagone e quella della Colombia. Arriviamo in serata a Chiang Mai e alloggiamo qui, dove ci fermiamo due notti. Decidiamo subito di organizzarci le giornate con attivita’ che avevamo visto di poter fare solo a Chiang Mai, un po’ per il contesto e un po’ perche’ essendo fuori dalle zone prettamente turistiche avremmo potuto calarci un po’ di piu’ nella realta’ tailandese. Dopo aver adempiuto al nostro “dovere organizzativo”,  andiamo a cenare al Night Market ( a differenza di quello di Ayutthaya con un po’ di gente per strada! se non sai di cosa sto parlando, clicca qui)

Il primo giorno a Chiang Mai mi ha regalato una delle esperienze che mai dimentichero’ per tutta la vita (il contatto con cui abbiamo organizzato e’ qui).
Iniziamo la giornata con una escursione nella giungla. Partiamo di buon ora con un furgoncino che ci porta all’inizio del nostro hiking selvaggio con una guida a dir poco eccezionale. Essendo in pochi ha infatti la possibilita’ di spiegarci tutto quello che ci circonda: frutti, animali, peculiarita’ della zona e meterologia locale. Dopo poco piu’ di un’ora di cammino arriviamo a destinazione sfatti e bagnati come se avessimo fatto una doccia. Si, esatto, “come se avessimo fatto una doccia” e invece era tutto sudore. Ad accoglierci alla fine del nostro calvario c’e’ pero’ una cascata con una pozza dove poter fare il bagno. Senza pensarci due volte (va beh, io un po’ ci ho pensato per via dell’acqua torbida) ci buttiamo nella pozza d’acqua fresca che sembra la cosa piu’ bella mai vista, dopo la visione dell’acqua fresca in bottiglia. Scendiamo leggermente per raggiungere la nostra seconda attivita’: rafting. Indossiamo elmetto e giubbotto di salvataggio, mettiamo il gommone in fiume e partiamo per gli 8 km di navigazione tra sassi, mulinelli d’acqua, salti e paesaggi da “Il Libro della Giungla”.
Dopo 40 minuti di pagaiate arriviamo nella casa – campo base: fondamentalmente una casa privata, utilizzata come appoggio per poter mangiare e fare da collegamento con altre attivita’ tra cui il santuario degli elefanti e il giro sul Quad.
Ci viene offerto un pranzo semplice ma fatto con amore: alimenti unici e locali, verdure fresche e curry divino.
Subito dopo pranzo saliamo nel cassone di un fuoristrada e veniamo portati nell’oasi degli elefanti.

AVVERTIMENTO: non affidatevi a qualsiasi ente vi capiti a tiro. Spesso gli elefanti vengo picchiati, maltrattati semplicemente per poter essere utilizzati come attrattiva per i turisti. Informatevi prima di acquistare qualsiasi tipo di tour o esperienza con questi splendidi mammiferi.

Nel nostro caso si trattava di una pensione per elefanti. Questa famiglia composta da 3 ragazzi e i genitori, si occupano in tutto e per tutto dei 3 elefanti che nutrono e curano quotidianamente. Nonostante la poverta’ in cui vivono questa famiglia paga l’equivalente di 1000€ a elefante al mese per poterlo nutrire e curare. Gli animali in questo contesto sono infatti completamente liberi, giocano con i ragazzi nell’acqua come veri amici, sono sereni e non subiscono alcun tipo di maltrattamento. L’esperienza e’ qualcosa di unico e irripetibile.

Dopo le mille attivita’ della giornata decidiamo di farci un ultimo regalo: un massaggio tailandese rilassante.

CONSIGLIO: assolutamente da fare almeno una volta, se non potete andare fuori Bangkok scegliete almeno un centro vero e proprio, non i massaggiatori che trovate lungo le strade.

Per il secondo giorno a Chiang Mai decidiamo di imparare qualcosa della cultura locale, ci affidiamo quindi a AsiaScenic per fare una mezza giornata di cucina tailandese nella loro farm.

CONSIGLIO: anche se prenotate la mezza giornata, il corso durera’ fino almeno le 15 di pomeriggio. Non fate come noi che pensavamo di poter dedicare la mattina fino al massimo a pranzo e poter ripartire alle 15 verso una nuova destinazione. Abbiamo perso l’unico pullman della giornata che ci avrebbe portato a Chiang Rai e abbiamo dovuto prendere un nuovo volo per Phuket (con partenza Chang Mai e non Chang Rai) e una  stanza per la notte in piu’ (fortunatamente Rainforest aveva ancora una camera disponibile).

Il corso di cucina e’ stato un’esperienza a 360 gradi: dal mercato e la descrizione degli ingredienti base alla farm che ci ha ospitati. Un sistema completamente autosufficiente di colture, bisogni e servizi soddisfatti dal cerchio che questi tailandesi hanno creato per vivere e sopravvivere senza l’aiuto di fattori esterni. In questo contesto abbiamo imparato a cucinare alcuni piatti tipici della cucina tailandese, tra cui l’immancabile riso al curry.

Avendo perso qualsiasi mezzo per poter andare a Chiang Rai, decidiamo quindi di rilassarci con un bagno in piscina e goderci l’ultima serata a Chiang Mai.

 

Dear Diary: Thailand vol. III

Volume III  →  Ayutthaya

Durante il secondo giorno a Bangkok abbiamo cominciato a informarci su come poter raggiungere Ayutthaya il giorno seguente. Ci siamo affidati ad una delle tante agenzie di viaggio UFFICIALI (la nostra era su Khao San Road) che per pochi bath ci ha organizzato prima il pulmino e poi il pullman per Ayutthaya. La partenza era prevista per le 8.30 e l’arrivo verso le 11.30.  Il terzo giorno siamo quindi partiti alla volta dell’antica capitale thailandese.

Arrivati nell’antica citta’ siamo andati a posare i bagagli (qui) e abbiamo affittato due biciclette per 50 bath (1,50€ per tutto il giorno). Perche’ girare con la bici?
Ayutthaya e’ un immenso parco di rovine, statue, templi ed elefanti che camminano per la piccola cittadina. Abbiamo scelto la bicicletta perche’ dopo 2 giorni non ci sentivamo ancora sicuri a guidare lo scooter in uno stato con “la guida al contrario” ma volevamo comunque poter percorrere piu’ km di quanti avremmo mai potuto fare andando a piedi.

Pedalando in una delle giornate piu’ calde dell’intera vacanza, abbiamo ficcato il naso nel:

  • What Phra Si Sanphet
  • Wat Mahathat ( dove si trova la testa del buddha incastrata tra le radici di un albero)
  • Wat Chaiwattanaram
  • Wat Phanan Choeng

Come avrete ormai capito, non amo troppo le descrizioni sterili, ecco perche’ ho deciso di raccontare la nostra giornata in una maniera un po’ diversa, si potrebbe dire anche piu’ personale. Se la giornata potesse essere un flusso di pensieri , sarebbe qualcosa di simile a questo:

bici con ruote sgonfie, caldo atroce, templi belli bellissimi, andre alla ricerca dell’ombra che non c’e’, cocco ed altri rimedi, i gabinetti a 5 centesimi hanno l’aria condizionata e ripetono a nastro “happy” di Pharrel Williams, i passi soffici degli elefanti sull’asfalto, non passare nel fango con la bici perche’ non e’ fango ma cacca e con il caldo puzza ancora di piu’, perdere il lucchetto, cercare di comprare un lucchetto nuovo andando in giro con la foto sul telefono manco fosse un desaparecido, trovare un lucchetto alle 15.30 e poter finalmente andare a mangiare, baciarsi in un posto probabilmente sacro e farsi insultare da tutti i bambini che gridano “no, no, no” con sguardi sconvolti, scoprire di aver lasciato l’aria condizionata accesa in camera e passare da 40 gradi esterni a 5 gradi, night market che alle 9 di sera chiudono, cani, altri cani, tanti cani randagi che non ci fanno tornare a casa, panico, bussare a casa di uno per cercare di farsi riportare al resort, persona nella veranda che affila una sega, pick up che finalmente ci porta a casa.

 Suggerimenti utili:

  • abbiamo mangiato pranzo in un posto super pulito, con personale estremamente cordiale e una cucina ottima ⇒ Busaba Cafe’
  • dopo le 20.30 ad Ayutthaya non girano nemmeno i taxi e tuk-tuk. Se volete andare in centro, organizzatevi anche il ritorno perche’ difficilmente riuscirete a trovare un passaggio.
  • CANI: e su questo argomento vorrei aprire delle parentesi graffe (non tonde, non quadre ma si, addirittura graffe). Di giorno vedrete cani randagi dormire in ogni angolo della citta’, letargici e innocui; di notte non li vedrete nemmeno, sentirete solo i ringhi (al plurale perche’ sono solitamente in branco) all’imbocco di ogni via che vorrete percorrere.

Dear Diary: Thailand vol. II

BANGKOK giorno 1 e 2.

Il nostro aereo atterra a Bangkok alle ore 9.40 di mattina e siamo finalmente turisti in servizio verso le 13.Ora di pranzo. Dopo mille miliardi di ore di volo. Dopo la tensione della partenza/coincidenze da prendere/aspettative da soddisfare. Abbiamo inevitabilmente ridimensionato da subito il nostro piano contando sul fatto che a Bangkok saremo comunque ritornati prima di tornare in Italia. Abbiamo quindi scelto di vedere meno ma meglio questo primo assaggio di cultura tailandese.

TRASPORTO AEROPORTO – CITTA’: partendo dall’aeroporto avrete una fee fissa di 50 bat, piu’ il conto del tachimetro, piu’ altri 75 bat per i caselli che il taxi deve passare per poter entrare nella cintura del centro. Complessivamente la spesa puo’ variare dai 550 agli 800 bat.

TRASPORTO IN BANGKOK:

  • Tuk-Tuk: vi faranno sempre un prezzo che DEVE essere contrattato. Tendenzialmente in 2 potete arrivare ovunque con 250 bat.
  • Taxi: sono molto piu’ lenti dei tuk-tuk ma costano relativamente meno (quando fanno partire il tachimetro). Tendenzialmente con 150 bat fate 20-30 minuti di strada. 

Una volta posati gli zaini in hotel (questo qui), ci siamo catapultati tra le vie afose e piene di smog della citta’.

Devo ammettere che nel mio sogno di vacanza non avevo contemplato il fatto di dover convivere almeno in parte con un cosi’ alto tasso di smog.

Le prime ore potrebbero essere descritte cosi’:

  • tassisti che non sanno l’inglese e usano il tuo google map per portarti nel posto che vuoi, altrimenti ti scaricano al primo centro commerciale che pensano di aver capito.
  • temperatura esterna tra 35 -38 gradi (all’ombra)
  • temperatura dei centri commerciali da piumino cento grammi
  • temperatura nei taxi da guanti e giacca da sci.
  • E’ possibile sudare contemporaneamente in ogni millimetro del proprio corpo
  • Si deve contrattare tutto perche’ tutto puo’ avere un prezzo piu’ basso. Tranne l’acqua, quella paghereste anche oro pur di poterla bere.

Frastornati dal caos di una citta’ tanto grande quanto poco cosmopolita, decidiamo di farci trasportare dal flusso di persone. Arriviamo cosi’ al tempio Wat Arun (o anche chiamato templio dell’alba), aperto fino alle 18.30.

N.B.: Tendenzialmente i templi chiudono verso le 15.30-17.00, pianificate quindi quelli con la chiusura anticipata di mattina  e quelli con la chiusura verso le 17-18 nel pomeriggio.

Se siete curiosi come lo siamo stati noi, vi perderete dietro alle storie raccontate intorno ai buddha, le tradizioni, gli omaggi, gli incensi e non riuscirete a vedere piu’ di due templi al giorno.

OFF-TOPIC:quando dico che ci siamo fatti trasportare, non lo dico tanto per dire. In uno dei templi un ragazzo della sicurezza e’ venuto a prenderci perche’ stavamo andando nelle camere private dei monaci dove si ritiravano per dormire. Forse potevamo capirlo essendo gli unici a “passeggiare” in quell’area, ma la curiosita’ ci ha spinti verso l’infinito e oltre.

La prima sera abbiamo voluto fare gli splendidi andando a cena da Gaggan, il miglior ristorante stellato dell’intera Asia. Piu’ che una cena e’ stato uno spettacolo andato in scena portata dopo portata, bicchiere di vino dopo bicchiere di vino. Questa e’ stata la spesa piu’ grossa affrontata in tutto il viaggio: 700€ di cena per due persone, 28 portate e innumerevoli bicchieri di vino che accompagnavano al massimo 3 portate l’uno. Inutile spiegare quanto sia stato difficile uscire dal ristorante mantenendo un minimo di decoro. Avendo peccato in lucidita’ verso la fine della serata, non saprei dirvi chi dei nostri 3 umili e servizievoli camerieri ci ha chiamato il taxi per riportarci all’hotel. Un servizio impagabile.

Il secondo giorno ci alziamo con tutta la calma che un dopo sbronza puo’ richiedere, facciamo check out, ci spostiamo in un hotel un po’ piu’ centrale ( questo qui) e andiamo alla scoperta del tempio che devo ammettere mi e’ rimasto piu’ nel cuore: il Wat Pho, il piu’ grande e anche il piu’ antico a Bangkok.

IMPORTANTE: per poter entrare nei templi bisogna rispettare un dress code molto rigido sia per gli uomini che per le donne. Bisogna sempre avere le spalle coperte, per gli uomini i pantaloncini devono essere fino al ginocchio e per le donne polpaccio, si puo’ entrare solo ed esclusivamente scalzi.

Ammaliati dall’immensità dei Buddha, dalla sontuosita’ architettonica e dai canti di preghiera, decidiamo di muoverci verso il centro solo verso le 15.30, quando ormai l’appetito aveva cominciato a farsi sentire prepotente.

Dopo un buon piatto di green curry con lo sticky rice ci rimettiamo in cammino verso il quartiere piu’ festaiolo di Bangkok: Khao San Road.

Il quartiere si articola su una infinita’ di stradine coperte di bancarelle e negozi che si trasformano di notte per poter approcciare una clientela piu’ giovane e in cerca di cibo e divertimento. Ci imbattiamo (o forse sarebbe meglio dire che loro si sono scontrati con noi) nei rivenditori di gas esilarante. Devo ammettere che per una decina di minuti abbiamo anche pensato di provarlo, poi una serie di sfortunati eventi mi sono passati per la testa: la possibilita’ di rimanere talmente intontito da farmi portare via borsa, soldi, telefono, passaporto; dover andare all’ambasciata per lo smarrimento del passaporto passando da un internet point con un tailandese che non parla inglese, farmi stampare la cartina, doverci andare senza google map, chiedere soldi a dei turisti per poter mangiare, non aver soldi per poter chiamare casa e dire che in fondo sono ancora viva, per poco, ma sono ancora viva. Abbiamo quindi abbandonato l’idea e sulla via del ritorno ci siamo informati sugli effetti che il gas esilarante poteva procurare: ECCO, NO, NON PROVATELO.