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Premessa: sto scrivendo questo post dal caldo lettuccio, con due cuscini sofficissimi dietro la schiena, uno ancora piu’ soffice dietro il collo e la possibilita’ di alzare le mani fino al massimo alla tastiera del pc. Anzi, a dirla tutta mi sto pure sforzando a scrivere.
Non sono stata investita e non sono ingessata fino al collo, ma la sensazione e’ piu’ o meno quella.
Premessa due: non usero’ mai piu’ lo snowboard se non in condizioni super ottimali.
E adesso vi spiego la giornatina di ieri.
Partenza h8.00 da Torino decidiamo di andare a sciare a Prali. In macchina ho i miei fidi sci da alpinismo (non vi mollero’ mai piu’ lo giuro) e una tavola da snow (quella del mio compagno d’avventura). Arrivati a Prali le condizioni non sono esattamente quello che ci aspettavamo tanto che alla biglietteria ci avvertono che potrebbero chiudere gli impianti a breve a causa delle raffiche che si stavano creando. Decidiamo di salire lo stesso, non ci siamo fatti un’ora e mezza di macchina per niente. Saliamo sulla seggiovia e arriviamo alla Capannina, il primo rifugio di Prali. Entriamo dentro a fare colazione: panino al miele e amaro all’albicocca per me, un bicchiere di genepi e un croissant per il mio socio. Nel mentre aspettiamo l’altra ragazza che condividera’ con noi la giornata sulle piste.
Dopo la colazione super riscaldante siamo pronti per la prima discesa: a bomba, un po’ fuoripista e con le gambe che sento tutto il caldo dell’alcol appena bevuto (e di genepi ne aveva veramente tanto). Prendiamo nuovamente la seggiovia ed e’ in quel frangente che ho cominciato a delirare. Vista la pista molto battuta i miei sci da alpinismo non erano l’ideale, perche’ non prendere la tavola?
La rovina.
Scendo quindi alla biglietteria, prendo una bella tavola a noleggio (una bananona molto figa) e mi butto sulla seggiovia. Pensavo di essere una chiavica e invece devo dire che me la sono sentita veramente bene. Fino alle due. Poi, il degenero.
All’una e mezza siamo ritornati in baita per fare un boccone di pranzo e quando siamo uscita la mia tavola non era piu’ la stessa. Il freddo e il vento avevano creato una patina di ghiaccio sul fondo della mia tavola che abbiamo grattato via alla bene e meglio. La sento che fa quello che vuole lei invece che seguire il mio equilibrio (molto precario). Come sempre, sono l’unica disagiata ma per non far pesare la situazione cerco di scendere e curvare come se niente fosse. In un micro secondo mi parte la tavola, batto una facciata sulla neve dura, il polso si gira male, la spalla di conseguenza, la mascherina sbatte contro il mio zigomo e sento solo gli occhi chiudersi e la testa che pensa “non ti sei fatta niente, non e’ assolutamente niente”. Mi giro a faccia in su peggio di una tartaruga dopo una sbronza colossale e vedo il sole. Con una raffica di vento, ma vedo il sole. I miei compagni di avventura vedono la caduta e tra un misto di preoccupazione e risata mi aiutano ad alzarmi. Quella e’ stata la discesa piu’ lunga mai fatta, la voglia di togliere la tavola e riabbracciare i miei amati sci.
Ma che cosa ho imparato? Che cosa voglio veramente condividere con voi?
Forse che se non provi fino in fondo non puoi dire che una cosa non ti piaccia. O forse che ci si imbatte nel proprio destino sulla strada presa per evitarlo.
Ma che belle le ferie natalizie, tante sciate, ciaspolate, alcol in baita….ah no, quello forse l’hanno fatto gli altri. Ho abbracciato l’inizio di questo stupendo 2018 con 39.7 di febbre, un raffreddore da meritarmi una fornitura di fazzolettini a vita e la coperta in pile a scaldare le giornate passate a letto. Il programma fino al 29 di Dicembre era un po’ diverso, ma sono sicura che questo trattenermi e’ stato solo per poter iniziare l’anno nuovo con un pieno di energie non indifferente.
E cosi’ siamo al 4 di gennaio e mi trovo a fare i conti con l’anno appena chiuso e quello nuovo da pianificare. Ok, forse dovevo pensarci prima ma avete presente la febbre? Ecco, sono solo riuscita a dormire per 4 lunghissimi giorni, non ho avuto il tempo di scrivere.
Dicevamo: fare i conti con l’anno chiuso vuol dire fare i conti con quello che mi sono prefissata e NON ho portato a termine e che indubbiamente mi porto sul 2018. In primis mi porto dietro il cambio di rotta del blog, la progettualita’ che ha portato a questa decisione. Mi porto dietro, infatti, il proggeto ambizioso costruito con una persona, che purtroppo non riuscira’ piu’ ad accompagnarmi, e che era pensato in almeno due anni: FARE TUTTI I 3000 DELLA REGIONE.
Mi porto dietro la carrellata di foto scattate male perche’ sul 2018 voglio fare ancora meglio.
Mi porto dietro un progetto personale che mi ero lanciata con il mio “Grande Maestro d’arrampicata”, nonche’ “Maestro di sbronza a Birra”, nonche’ “Maestro delle massime” e non per ultimo “Maestro in stile di vita”. Nel 2017 ho lavorato duramente per poter chiudere un 6a in falesia, vanificando poi tutto il lavoro fatto in soli due mesi di fermo. Nel 2018 punto quindi a ritornare in falesia, chiudere un po’ di 6a e puntare a una via lunga.
Chiudo il 2017 con la convinzione di poter fare decisamente meglio nel 2018, concentrandomi ancora di piu’ su quello che voglio diventare, essere e fare. Ecco, magari quest’anno potrei capire veramente che cosa voglio fare da grande…o magari questo lo posso lasciare al prossimo anno.
Riprendo il 2018 con la scrittura, ma soprattutto vorrei finire il libro che mi porto avanti da gennaio 2017 su cui ho meditato per 12 mesi no stop.
Si riparte quindi e intanto da gennaio e ci tengo a stottolineare alla stragrande… perche’ si riparte con le FERIE! (Quelle per andare a sciare ovviamente).
Stay tuned per sapere che gran figata di settimana ho progettato 🙂 (a brevissimo, lo giuro, nel prossimo post).
Giulia.
PS: Auguro a tutti di affrontare il 2018 con la sua stessa determinazione davanti alla sfiga!
Dopo una settimana ecco che mi trovo a raccontare di questa stupenda esperienza sponsored by Decathlon. Una giornata intera (la prima di quest’anno) sugli sci, dedicata a provare il maggior numero di sci per confrontare, caratteristiche, composizioni, performance e per capire sempre di piu’ e meglio che cosa il cliente sta in realta’ cercando.
Non mi ero mai trovata a poter provare 6 paia di sci, uno dopo l’altro, nell’arco di una sola giornata. A tratti impegnativo, ma estremamente appagante.
Location : Cervinia
Neve: fondo + sparata
Temperatura: -6/-8 tutto il giorno
Meteo: Soleggiato la mattina, nebbia nel pomeriggio
Partiamo dal presupposto che se uno volesse paragonare due paia di sci dovrebbe farlo nella stessa condizione climatica e fisica. Detto cio’, noi avevamo un giorno e abbiamo fatto in modo di farcelo bastare.
Non mi metto a descrivere tutti gli sci provati, ma vi lascio la mia top 3.
Al terzo posto:Â AGIL 900
E’ proprio uno sci Decathlon – Wedze a salire sul primo gradino del podio. La condizione ottimale per provare questo sci e’ 40 pista e 60 fuoripista, ma visto che il fuoripista era rappresentato da una montagna molto spelacchiata, ho potuto provarlo solo in pista e devo dire che nonostante le condizioni non ottimali questi sci si sono comportati molto bene. Sono un bel giocattolino polivalente. In costruzione sandwich con anima in legno e autoride rocket, garantisono un’ottima aderenza e stabilita’ in curva.
Al secondo posto: HEAD X-SHAPE.
Si tratta di uno sci Head specifico per l’Italia, disegnato e creato appositamente per decathlon con le caratteristiche maggiormente richieste dall’utilizzatore sportivo intermedio. Costruzione Woodcore sandwich, in graphene con raggio corto, sono lo step giusto per lo sciatore intermedio che vuole migliorare la “cattiveria” in discesa. Divertimento allo stato puro sulle piste piu’ difficili, mantengono una buona stabilita’ nonostante la velocita’.
Al primo posto: Atomic Redster X5
Una sola parola: eccezionale. Sci rigido che aderisce perfettamente alle lamine grazie al ponte integrale e al full sidewall. Nucleo in legno e rinforzo in titanio, garantiscono delle performance eccezionali. Indicato per sciatori intermedi o esperti, non concede grossi errori ma garantisce una presa su neve ineguagliabile. Non credo di aver altre parole per poterlo descrivere, se non: PROVATELO! In partenza ero molto dubbiosa sugli atomic, sicura del fatto che la loro forza fosse il nome e non una reale qualita’. Con questo sci mi sono invece ricreduta.
Prima volta a Cervinia (soprannominato anche “frigo naturale”) ho deciso di prendere delle precauzioni per il freddo e provare un articolo che da novembre a febbraio sembra sia sulla bocca di tutti: lo scaldotto. In realta’ puo’ essere da mani o da piedi, ma io ho provato solo quello per i piedi.
Dopo anni passati sugli sci a smadonnare per i piedi gelati, bastava cosi’ poco per risolvere la situazione. Questa e’ stata la svolta! A differenza dell’immagine ho posizionato il mio nell’arco plantare in modo che non mi desse fastidio con lo scarpone e durante la discesa. 5 ore di pura pacchia con i piedi al caldo e degli ottimi sci nei piedi!
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