Sguardi stupiti

Volevo condividere un gesto. Un gesto che mi è stato insegnato fin da piccola, perché all’epoca l’educazione era l’unico obiettivo da perseguire per ogni genitore che volesse essere considerato tale.

Volevo condividere l’amarezza nel ricordo del bel tempo passato, e mi spiego meglio.

Fin da piccola passavo i week end di riposo dei miei genitori facendo escursionismo o trekking e nei lunghi cammini che facevamo non mi è mai passato per la mente di non salutare chi incontravamo sul nostro percorso. Ore e ore di camminata e sento ancora la voce di mia mamma che mi rimprovera se per il fiato corto non saluto un passante. Da camperisti ci si saluta con un colpo di clacson, in montagna invece basta un ciao. Ho imparato così a dire ciao in 7 lingue diverse già a 10 anni: italiano,francese, austriaco, spagnolo, inglese, portoghese e tedesco.

Ho imparato fin da piccola che quel gesto era la vera differenza dalla vita quotidiana, talmente distaccata da tutto da non vedere nemmeno l’essere umano che abbiamo di fronte.

Un anziano signore incontrato sul Rocciamelone l’anno scorso sosteneva che in montagna le persone sono tutte un po’ più buone. E io vorrei che questa cosa non si perdesse, perché in fondo è una lezione morale che dovremmo seguire tutti. Essere un po’ più buoni. Essere un po’ più presenti. Uscire da quella bolla individuale e guardare in faccia la persona che ci passa davanti, magari aiutarla, condividere un pezzo di cioccolato se non sta bene.

E invece mi rendo conto di quanto il salutare e magari il conoscere l’escursionista che ti cammina di fianco sia solo più un vecchio retaggio. Forse quell’anziano signore doveva dire “le persone in montagna una volta erano tutte un po’ più buone”.

O forse potremmo cominciare a dire un semplice ciao e guardarci in faccia, conoscere le storie invece che fare le storie su Instagram. Io ci provo, un saluto alla volta, leggendo lo sguardo stupito di chi lo riceve.

Rifugio Quintino Sella

Un trasloco, un nuovo lavoro, un cucciolo appena accolto in questa nuova casa e una nuova laurea all’attivo. Non sono scuse, ma solo alcune buone ragioni che mi hanno tenuto lontana dalla montagna. Si, ma solo per due mesetti!

Oggi siamo salite (con Sentieri Diversi) al Rifugio Quintino Sella. Una delle poche zone non dai recenti incendi dolosi divampati su tutto il Piemonte.
Partenza da Pian del Re saliamo per 600mt di dislivello. Il tempo, nonostante sia fine ottobre, e’ caldo e senza una nuvola in cielo. Chi va al Quintino, chi va al Giacoletti. Il sentiero e’ ben frequentato, nonostante la stagione ormai (teoricamente) conclusa.
Dopo due mesi l’allenamento e’ ormai poco, ma ci apre la strada Charly (il Border Collie). Seguono poi Ceci, Maia ( la lagotta di 3 mesi) e io che chiudo questa sgangherata comitiva con piu’ zampe che spalle per portare gli zaini. Dopo 2 ore e mezza arriviamo al rifugio, ormai chiuso. Appena arrivate in cima si alza un forte vento che non ci permette di godere del sole di questa giornata. Tempo di mangiare un panino veloce al miele, dar da mangiare alle belve affamate e si torna a valle.