Recensione Libro| Lessico Famigliare, di Natalia Ginzburg

Lessico Famigliare, 280 pagine, edito da Einaudi,
pubblicato nel 1963.

Lessico Famigliare, trama del libro

lessico famigliare, di natalia ginzburg, Einaudi editore

Lessico famigliare è il libro di Natalia Ginzburg che ha avuto maggiori e piú duraturi riflessi nella critica e nei lettori. La chiave di questo straordinario romanzo è delineata già nel titolo.

Famigliare, perché racconta la la storia di una famiglia ebraica e antifascista, i Levi, a Torino tra gli anni Trenta e i Cinquanta del Novecento. E Lessico perché le strade della memoria passano attraverso il ricordo di frasi, modi di dire, espressioni gergali.
Scrive la Ginzburg: «Noi siamo cinque fratelli. Abitiamo in città diverse, alcuni di noi stanno all’estero: e non ci scriviamo spesso. Quando c’incontriamo, possiamo essere, l’uno con l’altro, indifferenti, o distratti. Ma basta, fra noi, una parola. Basta una parola, una frase, una di quelle frasi antiche, sentite e ripetute infinite volte, nel tempo della nostra infanzia. Ci basta dire “Non siamo venuti a Bergamo per fare campagna” o “De cosa spussa l’acido cloridrico”, per ritrovare a un tratto i nostri antichi rapporti, e la nostra infanzia e giovinezza, legata indissolubilmente a quelle frasi, a quelle parole».

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Lessico famigliare – la mia recensione

Autobiografia, più che della sua vita, della vita della sua famiglia durante i difficili anni del Fascismo e dell’immediato dopoguerra.

Era da tempo che non leggevo un romanzo tanto coinvolgente. Per quanto siano state parecchie le letture interessanti fatte quest’anno, infatti, LESSICO FAMIGLIARE si differenzia da ciascuna di esse perché riesce a travolgere il lettore completamente, impedendogli di staccarsi. Una vicenda famigliare che fa da precursore allo stile dei memoire che ancora oggi amiamo tanto leggere. Intelligente, incalzante, ironico.

Insomma, uno di quei libri che non possono mancare nella vostra libreria mentale 🙂

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Chi è Natalia Ginzburg

Scrittrice italiana. Ha pubblicato i suoi primi racconti nel 1933 su «Solaria». Nel 1938 ha sposato Leone Ginzburg, e con lui e con i figli ha patito il confino per antifascismo dal 1940 al 1943. Nel 1950 ha sposato in seconde nozze lo scrittore Gabriele Baldini.

Ha vissuto a lungo a Torino, ed è stata redattrice della Casa editrice Einaudi.
I suoi libri di narrativa (“La strada che va in città”, 1942; “È stato così”, 1947; “Tutti i nostri ieri”, 1952; “Valentino”, 1957, premio Viareggio; “Le voci della sera”, 1961; “Caro Michele”, 1973; “La città e la casa”, 1984), di memorie (“Lessico famigliare”, 1963, premio Strega), di saggi (“Le piccole virtù”, 1962; “Mai devi domandarmi”, 1970; “Vita immaginaria”, 1974; “La famiglia Manzoni”, 1983) sono caratterizzati da una scrittura nitida e sommessa e da un sottile impasto tonale che va dall’ironia alla saggezza, adatto a cogliere i piccoli gesti esemplari della vita quotidiana.
Più direttamente impegnato il testo “Serena Cruz o la vera giustizia”, 1990, pamphlet sul problema dell’adozione.

Nel suo teatro (raccolto nei volumi “Ti ho sposato per allegria e altre commedie”, 1967, e “Paese di mare”, 1973; cui sono seguiti “La poltrona”, 1985, e “L’interventista”, 1988) i temi e le propensioni stilistiche della G. tornano in un gioco dialogico di precisa e quasi astratta eleganza.
Nel 1983 Natalia viene eletta in Parlamento nelle liste del Partito Comunista Italiano, come indipendente, dove si impegna, animata da grande senso di giustizia e passione in cause umanitarie importanti.

Muore nell’ottobre del 1991, nella sua casa romana.
Qualche anno prima, in un articolo, aveva scritto:

“…pensiamo che la morte darà riposo. Immaginiamo allora la morte come un piccolo paese, o come una piccola casa, o una stanza. Qui abiteremo per sempre, con tutte le persone che abbiamo amato. Delle diverse idee che abbiamo sulla morte, questa è l’idea che più di tutte ci è cara. Il vero riposo è stare sempre con le persone amate. E perché non potrebbe essere così la morte? Chi l’ha detto che non sarà così?”

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Rubrica: 4 libri da leggere sotto l’ombrello!

1. Stoner, di John Williams. Fazi editore

Stoner, di John Williams

Pubblicato per la prima volta nel 1965 – è stato per parecchio tempo uno dei grandi romanzi dimenticati della letteratura americana. John Williams racconta la vita di un uomo, Stoner appunto, che, nato in una famiglia di contadini poveri, finisce per scoprire dentro di sé una passione struggente per la letteratura e diventa professore. È la storia di un uomo che conduce una vita semplice al limite della frugalità. Una vita che lascia poche tracce. Ma Stoner è molto molto di più: è un romanzo sull’amicizia, sul matrimonio, un romanzo di ambiente universitario, un romanzo sociale e – last but not least – un romanzo sulla fatica. Sul duro, implacabile lavoro nelle fattorie, sull’impegno che richiede la vita matrimoniale, sulla difficoltà di allevare con paziente empatia una figlia all’interno di una famiglia avvelenata, e sul tentativo di avvicinare alle meraviglie della letteratura studenti universitari spesso insensibili. Ma, al fondo, Stoner è soprattutto un romanzo sull’amore: sull’amore per la poesia, per la letteratura e anche sull’amore romantico. È un romanzo su cosa significa essere umani. Alla luce di questa centralità dell’amore per la letteratura e per la poesia, abbiamo pensato di pubblicare in questo volume, insieme al romanzo, una raccolta di poesie di John Williams, inedita in Italia, dal titolo La necessaria menzogna, uscita nello stesso anno in cui venne pubblicato Stoner e quindi vicinissima ai temi che più stavano a cuore a Williams in quel periodo. In questo modo vogliamo offrire ai tantissimi lettori innamorati di quel romanzo un elemento ulteriore, sconosciuto, inedito, che è in grado di articolare e approfondire meglio proprio quel “Mistero della Mente e del Cuore” di cui scriveva John Williams

2. Kafka sulla spiaggia, di Haruki Murakami. Einaudi Editore.

Kafka sulla spiaggia, di Haruki Murakami.

Un ragazzo di quindici anni, maturo e determinato come un adulto, e un vecchio con l’ingenuità e il candore di un bambino, si allontanano dallo stesso quartiere di Tokyo diretti allo stesso luogo, Takamatsu, nel Sud del Giappone. Il ragazzo, che ha scelto come pseudonimo Kafka, è in fuga dal padre, uno scultore geniale e satanico, e dalla sua profezia, che riecheggia quella di Edipo. Il vecchio, Nakata, fugge invece dalla scena di un delitto sconvolgente nel quale è stato coinvolto contro la sua volontà. Abbandonata la sua vita tranquilla e fantastica, fatta di piccole abitudini quotidiane e rallegrata da animate conversazioni con i gatti, dei quali parla e capisce la lingua, parte per il Sud. Nel corso del viaggio, Nakata scopre di essere chiamato a svolgere un compito, anche a prezzo della propria vita. Seguendo percorsi paralleli, che non tarderanno a sovrapporsi, il vecchio e il ragazzo avanzano nella nebbia dell’incomprensibile schivando numerosi ostacoli, ognuno proteso verso un obiettivo che ignora ma che rappresenterà il compimento del proprio destino. Diversi personaggi affiancano i due protagonisti: Hoshino, un giovane camionista di irresistibile simpatia; l’affascinante signora Saeki, ferma nel ricordo di un passato lontano; Òshima, l’androgino custode di una biblioteca; una splendida prostituta che fa sesso citando Hegel; e poi i gatti, che sovente rubano la scena agli umani. E infine Kafka. “Uno spirito solitario che vaga lungo la riva dell’assurdo”.

3. Aristotle e Dante scoprono i segreti dell’universo, di Benjamin Alire Sáenz. Mondadori Editore.

Aristotle e Dante scoprono i segreti dell'universo, di Benjamin Alire Saenz

La storia di due ragazzi, Ari e Dante, che devono imparare a credere l’uno nell’altro e nel loro legame, se vogliono diventare adulti. In una narrazione che arriva dritto al cuore, Benjamin Alire Sáenz cattura quei momenti che fanno di un ragazzo un uomo, mentre esplora temi come la lealtà e la fiducia, l’amicizia e l’amore.

4. La cartolina, di Anne Berest. E/O Editore

Recensione libro La Cartolina, di Anne Berest, edizioni E/O

«La cartolina è arrivata nella nostra cassetta delle lettere insieme ai consueti biglietti di auguri natalizi. Non era firmata, l’autore aveva voluto restare anonimo. Da un lato c’era l’Opéra Garnier, dall’altro i nomi dei nonni e degli zii di mia madre morti ad Auschwitz nel 1942. Vent’anni dopo mi sono messa in testa di scoprire chi l’avesse mandata esplorando tutte le ipotesi che mi si aprivano davanti. Questo libro mi ha riportata cent’anni indietro. Ho ripercorso il destino romanzesco dei Rabinovitch, la loro fuga dalla Russia, il viaggio in Lettonia e poi in Palestina, e alla fine il loro arrivo a Parigi, con la guerra e i suoi drammi. Ho cercato di capire perché mia nonna Myriam sia stata l’unica a sfuggire alla deportazione e di chiarire i misteri di cui erano circondati i suoi due matrimoni. Il romanzo dei miei progenitori è anche una ricerca iniziatica sul significato della parola “ebreo” in una vita laica.» (Anne Berest)

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Recensione Libro| Trust, di Hernan Diaz

Trust, 416 pagine, edito da Feltrinelli,
pubblicato il 3 maggio 2022.

Trust, trama del libro

recensione Trust di Hernan Diaz, edito Feltrinelli

New York, anni cinquanta. Dopo la pubblicazione di un romanzo mendace e offensivo sulla sua vita, il ricchissimo finanziere Andrew Bevel, diventato milionario dopo alcune speculazioni seguite al crollo in Borsa del ’29, assume la giovane Ida Partenza, figlia di un anarchico italiano, perché lo aiuti a scrivere un’autobiografia in grado di raccontare finalmente la verità sui suoi successi e sulla sua defunta moglie, Mildred.

Ida intuisce presto che nemmeno dalla sua penna, strettamente controllata dal committente, uscirà il ritratto fedele di una donna complessa la cui reale personalità continua a sfuggirle, e la morte improvvisa di Bevel la costringe infine a lasciare incompleto il lavoro. Soltanto trent’anni dopo ha la possibilità di accedere agli archivi della Fondazione Bevel, dove trova finalmente il diario di Mildred, prezioso tassello mancante all’enigma che ha lasciato nella sua vita un’impronta indelebile. Quattro testi, quattro generi letterari, quattro voci, quattro punti di vista compongono un raffinato gioco di specchi in cui dietro le scelte di un leggendario uomo d’affari americano si intravede la figura polimorfa e affascinante di una moglie, artefice misconosciuta della sua fortuna.

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Trust– la mia recensione

Diaz gioca con la struttura in una maniera che forse solo Inception ha saputo fare. Contiene 4 generi letterari diversi che si intrecciano come un grosso enigma che funziona alla perfezione.

Nonostante ci sia la mano invisibile della finanza che accompagna il vissuto dei coniugi Bevel per tutto il libro, il romanzo è godibilissimo. Intelligente, 400 pagine che esplorano l’ambizione umana che confina con l’autoinganno.

Consigliatissimo!

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Chi è Hernan Diaz

Hernan Diaz è Managing Editor di “Revista Hispánica Moderna” (RHM), e direttore associato dell’Istituto ispanico presso la Columbia University. È l’autore di Borges, Between History and Eternity (Bloomsbury, 2012), e Il falco (Neri Pozza 2018), finalista al premio Pulitzer 2018.

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Recensione AudioLibro| L’arminuta, di Donatella Di Pietrantonio, ed. Einaudi (Audible)

L’Arminuta, la trama

Ci sono romanzi che toccano corde così profonde, originarie, che sembrano chiamarci per nome. È quello che accade con L’Arminuta fin dalla prima pagina, quando la protagonista, con una valigia in mano e una sacca di scarpe nell’altra, suona a una porta sconosciuta.

Ad aprirle, sua sorella Adriana, gli occhi stropicciati, le trecce sfatte: non si sono mai viste prima. Inizia così questa storia dirompente e ammaliatrice: con una ragazzina che da un giorno all’altro perde tutto – una casa confortevole, le amiche più care, l’affetto incondizionato dei genitori. O meglio, di quelli che credeva i suoi genitori. Per «l’Arminuta» (la ritornata), come la chiamano i compagni, comincia una nuova e diversissima vita. La casa è piccola, buia, ci sono fratelli dappertutto e poco cibo sul tavolo. Ma c’è Adriana, che condivide il letto con lei. E c’è Vincenzo, che la guarda come fosse già una donna. E in quello sguardo irrequieto, smaliziato, lei può forse perdersi per cominciare a ritrovarsi. L’accettazione di un doppio abbandono è possibile solo tornando alla fonte a se stessi. Donatella Di Pietrantonio conosce le parole per dirlo, e affronta il tema della maternità, della responsabilità e della cura, da una prospettiva originale e con una rara intensità espressiva. Le basta dare ascolto alla sua terra, a quell’Abruzzo poco conosciuto, ruvido e aspro, che improvvisamente si accende col riflesso del mare.

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L’arminuta – la mia recensione

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Stiamo parlando di un libro della durata di 4 ore e 46 minuti, eppure è una storia immensa.

” Ripetevo piano la parola mamma cento volte, finché perdeva ogni senso ed era solo una ginnastica delle labbra. Restavo orfana di due madri viventi. Una mi aveva ceduta con il suo latte ancora sulla lingua, l’altra mi aveva restituita a tredici anni. Ero figlia di separazioni, parentele false o taciute, distanze. Non sapevo piú da chi provenivo. In fondo non lo so neanche adesso.”

Ben scritto (in fondo ha vinto il premio Campiello 2017), una storia che per quanto sia angosciante e cruda ho amato fin da subito. In 150 pagine c’è tanto: maternità, abbandono, resilienza, povertà non edulcorata…insomma, una piccola chicca da leggere o da ascoltare!

Chi è Donatella di Pietrantonio

Donatella Di Pietrantonio vive a Penne, in Abruzzo, dove esercita la professione di dentista pediatrico. Con L’Arminuta (Einaudi 2017, tradotto in piú di 25 paesi) ha vinto numerosi premi, tra cui il Premio Campiello, il Premio Napoli e il Premio Alassio. Per Einaudi ha pubblicato anche Bella mia (prima edizione Elliot 2014), con cui ha partecipato al Premio Strega 2014 e ha vinto il Premio Brancati, Borgo Sud (2020) e Mia madre è un fiume (2022, prima edizione Elliot 2011) vincitore del Premio Tropea.

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Recensione Libro| La memoria di Babel, libro 3 della saga attraversaspecchi, di Christelle Dabos.

La memoria di Babel, 482 pagine, edito da E/O.
Terzo libro della saga Attraversaspecchi, leggi i primi due libri:

La memoria di Babel, trama del libro

Nel terzo intenso volume della saga Christelle Dabos ci fa esplorare la meravigliosa città di Babel. Nel cuore di Ofelia vive un segreto inafferrabile, chiave del passato e, nello stesso tempo, chiave di un futuro incerto.

Dopo due anni e sette mesi passati a mordere il freno su Anima, la sua arca, per Ofelia è finalmente arrivato il momento di agire, sfruttare quanto ha scoperto nel Libro di Faruk e saputo dai frammenti di informazioni divulgate da Dio. Con una falsa identità si reca su Babel, arca cosmopolita e gioiello di modernità. Basterà il suo talento di lettrice a sventare le trappole di avversari sempre più temibili? Ha ancora una minima possibilità di ritrovare le tracce di Thorn?

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La memoria di Babel – la mia recensione

la memoria di Babel, libro 3 saga Attraversaspecchi, di Christelle Dabos, E/O editore
Foto di @sonia_sakura_

Terzo libro della saga “l’Attraversaspecchi” e come i precedenti due volumi ( Fidanzati dell’inverno e Gli scomparsi di Chiardiluna) l’ho apprezzato senza se e senza ma.

Ho percepito quella tensione amorosa che strizza l’occhio a Jane Austen e che per anni mi ha fatto sognare da quel divanetto della mia camera da letto su cui leggevo spesso. Il terzo libro e una rampa di lancio verso il quarto, un pò romanzo rosa, un pò thriller, sicuramente molto fantasy; un mix che non vi annoierà fino alla fine!

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Chi è Christelle Dabos

Cresciuta a Cannes in una famiglia di musicisti e artisti, scrive le prime storie all’università. Durante un periodo di convalescenza si unisce al Silver Plume, una comunità di scrittori su internet che la incoraggia a partecipare a un concorso organizzato da Gallimard Jeunesse. Nel 2013 ha vinto il Prix du Premier Roman Jeunesse Gallimard-RTL-Télérama per Fidanzati dell’inverno (E/O 2018). Nel 2016 i primi due libri della saga sono stati premiati con il Grand Prix de l’Imaginaire. Nel 2019 escono in Italia il secondo e il terzo volume della quadrilogia L’attraversaspecchi, rispettivamente Gli scomparsi di Chiaridiluna e La memoria di Babel (E/O). Nel 2020 esce l’ultimo volume Echi in tempesta (E/O)

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Recensione Libro| Uomini e Topi, di John Steinbeck

Uomoni e Topi, 117 pagine, edito da Bompiani,
pubblicato il 1 agosto 2001.

Uomini e Topi, trama del libro

Pubblicato nel 1937 negli Stati Uniti, apparso un anno dopo in Italia nella celebre traduzione di Cesare Pavese, Uomini e topi è un piccolo intenso dramma che colloca l’amara vicenda dei suoi protagonisti su uno sfondo di denuncia sociale.

Il romanzo affronta in chiave simbolica il problema dell’emigrazione contadina all’Ovest, terra di mancate promesse negli anni successivi alla Depressione: è la storia tragica e violenta di due braccianti che trovano lavoro in un ranch della California, il grande Lennie, gigante buono e irresponsabile, e il saggio George, guida e sostegno dell’amico nella vana resistenza alla difesa del mondo. Sfruttamento e lotte sociali, ingiustizia e sofferenza umana, tutti temi che verranno trattati con realismo aspro e risentito in Furore, sono qui espressi con una vena di lirica commozione e con quel vigore narrativo che fa di Steinbeck uno dei grandi autori americani.

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Uomini e Topi – la mia recensione

Piccola premessa: se solitamente non leggete le premesse dei libri e vi fiondate nel testo… beh, questa volta vi consiglio vivamente di leggerla perchè è qualcosa di stupendo.

Detto ciò, siamo di fronte a una breve lettura di grandissima intensità. Si assapora tutto di quell’America difficile che vive del piccolo grande sogno di cambiamento ma che sopravvive in un tempo e luogo disumanizzante.

È un viaggio polveroso all’inseguimento di quella fragile speranza che ogni uomo di quel tempo aveva: poter possedere un pezzo di terreno e poter vivere dei frutti del suo lavoro.

Una storia d’amicizia straziante, dal sapore dolce amaro, narrata con l’incredibile filtro della realtà che toglie ogni disincanto.

Un grande classico che non può mancare tra le letture di questa estate!

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Chi è John Steinbeck

John Ernest Steinbeck, Jr. (Salinas, 27 febbraio 1902 – New York, 20 dicembre 1968) è stato uno scrittore statunitense tra i più noti del XX secolo, autore di numerosi romanzi, racconti e novelle. Fu per un breve periodo giornalista e cronista di guerra nella seconda guerra mondiale.

Nel 1962 gli fu conferito il Premio Nobel per la letteratura con la seguente motivazione: “Per le sue scritture realistiche ed immaginative, unendo l’umore sensibile e la percezione sociale acuta”. Considerato uno dei principali esponenti della cosiddetta “Generazione perduta”, ha ricevuto anche la Medaglia presidenziale della libertà dal Presidente Lyndon B. Johnson il 14 settembre 1964.

Autore di numerosi romanzi e racconti, genio letterario del ventesimo secolo, è uno dei massimi esponenti della letteratura americana e della cosiddetta “Generazione perduta”. Dopo aver frequentato la Stanford University senza mai laurearsi, comparve sulla scena letteraria con opere minori finché non raggiunse la notorietà con Pian della Tortilla (1935) a cui seguirono molti romanzi, racconti e saggi tra cui Uomini e topiLa lunga vallataFurore (opera grazie a cui Steinbeck ricevette il Premio Pulitzer, considerata il massimo capolavoro dell’autore), La luna è tramontataLa valle dell’EdenQuel fantastico giovedì ed infine Viaggio con Charley.

Steinbeck morì all’età di 66 anni, in seguito a una crisi respiratoria acutizzata dall’asma, il 20 dicembre del 1968 nella sua casa di New York.

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Recensione AudioLibro| Libri che mi hanno rovinato la vita, di Daria Bignardi.

Libri che mi hanno rovinato la vita, la trama

Trama "Libri che mi hanno rovinato la vita" di Daria Bignardi, Einaudi Editore

“Le situazioni pericolose, tristi, luttuose mi facevano vibrare come se solo nel dramma la vita si mostrasse davvero: nuda, integra, commovente”.

Ciascuno di noi, anche solo per un istante, ha conosciuto l’irresistibile forza di attrazione dell’abisso.

Daria Bignardi sa metterla a nudo con sincerità e luminosa ironia, rivelando le contraddizioni della sua e della nostra esistenza, in cui tutto può salvarci e dannarci insieme, da nostra madre a un libro letto per caso. Partendo dalle passioni letterarie che l’hanno formata, con la sua scrittura intelligente e profonda, lieve, Daria Bignardi si confessa in modo intimo – dalle bugie adolescenziali agli amori fatali, fino alle ricorrenti malinconie – narrando l’avventura temeraria e infaticabile di conoscere sé stessi attraverso le proprie zone d’ombra. E scrive un inno all’incontro, perché è questo che cerchiamo febbrilmente tra le pagine dei libri: la scoperta che gli altri sono come noi.

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Libri che mi hanno rovinato la vita – la mia recensione

Non è il primo libro che ascolto di Daria Bignardi (avevo ascoltato in passato “Storia della mia ansia“) ma è il primo che la svela per quella che era e che è.

Una lettrice compulsiva che analizza la sua attrazione intima verso la malinconia. L’ho trovata un’autobiografia ironica ed onesta con un grande messaggio di fondo: i libri ti accompagnano nella vita. Spesso sono quel peso che fa protendere l’ago della bilancia verso determinate scelte piuttosto che altre; in altri casi sono dei silenziosi compagni di viaggio che al momento del bisogno sono pronti ad accoglierti tra le loro pagine.

L’importante è che siano belli, i libri,e onesti, che non siano sciatti o furbi o pretenziosi, se no diventano irritanti o inutili, o fanno perdere tempo, e il nostro tempo sulla Terra è poco, e bisognerebbe vivere per sempre solo per leggere, che è così furiosamente bello.

Nonostante buona parte delle letture della Bignardi non appartengano al mio repertorio, ho apprezzato il tono di confidenza con cui l’autrice ha voluto raccontarsi.

Chi è Daria Bignardi

Daria Bignardi (Ferrara, 14 febbraio 1961) è una giornalista, conduttrice televisiva e scrittrice italiana.

Giornalista in attività dagli anni ottanta, ha esordito in Rai con Gad Lerner nel 1991 nella trasmissione Milano, Italia. Nel 1995 è passata a Mediaset, diventando conduttrice, tra l’altro, di talk show di costume e reality show (Tempi moderni e Grande Fratello). Su LA7 ha condotto Le invasioni barbariche. Come giornalista ha collaborato con Vanity Fair, ha diretto Donna dal dicembre 2002 al marzo 2005 e nel 2009 ha esordito come scrittrice (i suoi romanzi sono editi dalla Mondadori). È stata direttrice di Rai 3 dal 18 febbraio 2016 al 26 luglio 2017.

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Recensione Libro| Infanzia, di Tove Ditlevsen

Infanzia, 150 pagine, edito da Fazi editore,
pubblicato il 24 marzo 2022.

Infanzia, trama del libro

– In copertina Tove Ditlevsen, foto di Birthe Melchiors

Per la prima volta in Italia “Infanzia”, primo volume della trilogia di Copenaghen di Tove Ditlevsen

Tove vive con i genitori e il fratello maggiore in un quartiere operaio di Copenaghen. La famiglia è povera: il padre passa da un lavoro all’altro ed è spesso disoccupato, anche a causa delle sue simpatie comuniste. Il rapporto con la madre è complicato, Tove fatica a prevedere i suoi stati d’animo e a soddisfare i suoi desideri, attirandosi spesso il suo risentimento. A scuola riesce bene ma si tiene in disparte, dentro di sé è convinta di essere incapace di stabilire veri rapporti con i coetanei. Fa però amicizia con la selvaggia Ruth, una bambina del suo quartiere che la inizia ai segreti degli adulti. Ma Tove non può rivelare il suo vero io né a lei né a nessun altro. La verità è che non desidera che scrivere poesie: le custodisce in un album che tiene gelosamente nascosto, specialmente dopo che il padre le ha detto che le donne non possono essere poeti. L’infanzia le sta stretta, ma comincerà a rimpiangerla nell’attimo stesso in cui se la lascerà alle spalle.

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Infanzia – la mia recensione

L’ultima volta che ho letto un’autobiografia è stato qualche mese fa con “niente di vero” di Veronica Raimo.

E che dire se non: bello, intenso, delicato, molto ambivalente come in realtà spesso sono le storie personali. Una storia raccontata senza peli sulla lingua, nuda e cruda, senza doversi nascondere dietro a rocamboleschi stratagemmi per descrivere anche le situazioni emotivamente più difficili.

Una lettura indubbiamente breve (150 pagine) ma molto intense. Consigliatissima!!

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Chi è Tove Ditlevsen

È stata una celebrata poetessa e romanziera danese.
I suoi libri autobiografici, InfanziaGioventù e Dipendenza, compongono la trilogia di Copenaghen. In queste pagine, con una chiarezza e una sincerità cristalline, l’autrice racconta la sua vita tormentata: eterna outsider del mondo letterario, quattro matrimoni e quattro divorzi alle spalle, per tutta la sua vita adulta ha avuto problemi di dipendenza da alcol e droghe ed è morta suicida nel 1976.

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Recensione Libro| Nel paese delle donne selvagge, di Aoko Matsuda

Nel paese delle donne selvagge, 240 pagine, edito da E/O editore, pubblicato il 1 giugno 2022.

Nel paese delle donne selvagge, trama del libro

Trama del libro Nel paese delle donne selvagge, di Aoko Matsuda, edito da E/O editore

La raccolta di racconti di Matsuda Aoko, Nel paese delle donne selvagge, osa e mostra un’ampia serie di intrecci narrativi. Il tono varia, passando dal commovente al comico al contemplativo, spesso all’interno della stessa storia.

Si percepisce una sensazione magistrale di grandezza, poiché l’autrice racchiude e trasforma noti racconti della tradizione popolare giapponese in modo inaspettato. Oltre al folklore, la raccolta dà spazio a “rubriche” di consigli, figure di imbroglioni e ciarlatani, rabbia femminista senza freni, satira sociale, aromaterapia soprannaturale, orrore del corpo, solitudine postmoderna e molto altro. Altrettanto ambizioso è lo sforzo di bilanciare il tenore ludico e creativo di racconti popolari rivisitati, permettendone un’interpretazione allo stesso tempo tradizionale e contemporanea.

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Nel paese delle donne selvagge – la mia recensione

Recensione nel paese delle donne selvagge di Aoko Matsuda, edito da E/O editori

Godibile. Ho apprezzato lo stile narrativo, le storie piene di tradizione che ci raccontano di un mondo quasi surreale.

Mi aspettavo qualcosa di più forte dalla scelta del titolo, una sorta di faro puntato su una tematica ad oggi molto calda e viva come quella dell’indipendenza delle donne; alla fine sono storie ricche di folklore, indubbiamente interessanti, ma nulla di più.

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Chi è Aoko Matsuda

Matsuda Aoko è una scrittrice e traduttrice. Nel 2013 il suo esordio Sutakkingu kanō (Impilabile) è stato candidato al Premio Mishima e al Premio Noma per scrittori esordienti. Nel 2019 il racconto “Onna ga shinu” (“La donna muore”), pubblicato online su Granta, è arrivato finalista allo Shirley Jackson Award. Nel 2021 la raccolta di racconti Nel paese delle donne selvagge, che ha ricevuto ottime recensioni sulla BBC, sul Guardian, sul New York Times e sul New Yorker, oltre a essere stata selezionata come uno dei 10 migliori libri di fiction del 2020 da Time, è stata selezionata per il Ray Bradbury Prize promosso dall’LA Times e ha vinto, nello stesso anno, il Firecracker Award per la categoria fiction e nel 2021 il World Fantasy Award come migliore raccolta di racconti. Matsuda Aoko ha tradotto in giapponese opere di Karen Russell, Amelia Gray e Carmen Maria Machado.

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Recensione AudioLibro| Questa è l’america, di Francesco Costa.

Questa è l’America, la trama

Recensione Audiolibro "Questa è l'America" di Francesco Costa.

Ci sono pochi posti nel mondo dove il divario tra quello che crediamo di sapere e quello che sappiamo è tanto ampio quanto nel caso degli Stati Uniti. L’influenza statunitense nei nostri consumi è così longeva che pensiamo di conoscere bene l’America quando in realtà, nella gran parte dei casi, la nostra idea è un impasto di luoghi comuni e poche informazioni concrete. 

Convinti che gli statunitensi siano tutti armati fino ai denti, non sappiamo, per esempio, che la metà delle armi in circolazione in America è posseduta dal 3 per cento della popolazione. Coltiviamo il luogo comune per cui gli Stati Uniti usino la mano pesante contro l’evasione fiscale e i reati dei cosiddetti colletti bianchi, ma in carcere ci vanno ancora soprattutto ragazzi neri. Ragioniamo e discettiamo sulla cultura americana e sulla sua idea di Stato e libertà, paragonando il tutto a quello che succede qui da noi, senza sapere o tener conto che gli Stati Uniti sono un Paese molto poco popolato: ci sono più persone nella sola New York di quante ce ne siano in 40 dei 50 Stati. 

Siamo abituati a leggere l’intera politica estera statunitense innanzitutto sulla base del petrolio, e della necessità di trovarlo, ma oggi gli Stati Uniti sono pressoché indipendenti dal punto di vista energetico. L’elenco potrebbe continuare. Allo stesso modo, abbiamo accolto il risultato elettorale più clamoroso in quasi tre secoli di storia statunitense, la vittoria del repubblicano Donald Trump alle presidenziali del 2016, a pochi anni di distanza dell’elezione di Barack Obama, primo presidente nero, come la logica e prevedibile conseguenza dei nostri luoghi comuni. Eppure ci sono fatti e cambiamenti profondi e non sempre visibili che spiegano eventi così straordinari. 

In quest’anno così cruciale per la politica statunitense, che porterà all’elezione di un nuovo presidente o alla rielezione di Trump, Francesco Costa riflette sulle trasformazioni e i problemi dell’America, quella vera, raccontandoci il doloroso ma inesorabile smarrimento di un Paese speciale che diventa ogni giorno più normale.

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Questa è l’America – la mia recensione

Recensione audiolibro "Questa è l'America" di Francesco Costa

Nel complesso è stata una lettura ascoltata molto piacevole. Ma forse sono di parte perchè apprezzo da sempre il lavoro di Francesco Costa e ammiro la sua capacità di poter trattare temi anche complessi in maniera “facile”, in modo che siano fruibili da tutti.

Il libro si articola in 8 tematiche da sempre calde per la storia Americana contemporanea e devo ammettere che, sebbene non sia una grande conoscitrice dell’argomento, ho trovato le prime tematiche un pò deludenti dal momento che ne avevo già sentito parlare in lungo e in largo. Ma forse il vero problema di fondo è stato il titolo: l’ho letto, sbagliando, come una promessa per poter comprendere veramente l’America; ho ipotizzato potesse essere rivelatrice di chissà quali arcani a me sconosciuti. Titolo forse un pò troppo arrogante per una lettura che, senza un’aspettativa così alta, rimane comunque coinvolgente e colloquiale.

Ad ogni modo, una bella lettura, indubbiamente arricchente (soprattutto se siete digiuni di storia Americana contemporanea).

Chi è Francesco Costa

È nato a Catania nel 1984 e si è laureato in scienze politiche all’Università degli Studi di Catania. Vive a Milano dal 2010.

Ha cominciato a scrivere online nel 2003 e ha aperto il suo blog nel 2007. Ha iniziato a lavorare come giornalista nel 2008 al quotidiano l’Unità e alla rivista Internazionale, per poi lavorare al giornale on-line il Post fin dalla sua fondazione, nel 2010, diventandone vicedirettore nel 2016. Ha collaborato con ILil Fogliol’Ultimo UomoGraziaRivista StudioDonna Moderna e Undici. Nel 2016 ha curato i testi del programma La Casa Bianca, trasmesso da Rai 3. È ospite frequente di Sky TG24 per commentare fatti di attualità, soprattutto statunitense. Conduce periodicamente Prima Pagina, la rassegna stampa di Rai Radio 3, e ha collaborato con Roma Radio, la radio ufficiale della Roma. Dal 2018 al 2020 è stato responsabile del corso biennale di giornalismo presso la Scuola Holden di Torino. Nel 2019 ha realizzato i podcast Milano Europa, un lungo reportage giornalistico sulla città di Milano e The Big Seven, in cui racconta le storie di sette persone rilevanti nella società americana contemporanea. Nel 2020 ha pubblicato per Mondadori il suo primo libro, intitolato Questa è l’America, seguito nel 2021 da Una storia americana, che ha esordito al primo posto nella saggistica e al secondo in classifica generale. Dal 2021 conduce per il Post il podcast giornaliero Morning, una rassegna stampa commentata.

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