Massa del Turlo

Quante volte è successo di ricordare un luogo associandolo non solamente alle bellezze paesaggistiche o architettoniche, ma anche alle emozioni vissute trascorrendo momenti particolari…Esistono luoghi che più di altri sono in grado di risvegliare in noi suggestioni, ricordi, lacrime, o meglio ancora sorrisi.

DSC_0163Il luogo di cui vi parlerò oggi, per me, rappresenta uno di questi…un luogo dal sapore d’autunno. Che fa rivivere e sentire addosso il dolce tepore del sole di ottobre e risplendere negli occhi i colori caldi ed avvolgenti delle foglie dei faggi. Un luogo che sa di piacevoli camminate all’aperto attraverso prati e boschi. Un luogo che risveglia il dolce sapore delle risate in compagnia attorno allo scoppiettare di un fuoco, magari accompagnate da un buon bicchiere di vino rosso. Un luogo che ha il sapore dell’amicizia. Quella vera. Genuina come le persone di montagna.

Il luogo di cui vi vorrei parlare oggi è la Massa del Turlo.

La via di salita più seguita per questa montagna inizia dalla località Barattina, una frazione di Varallo Sesia. L’itinerario è piuttosto lungo e per questo motivo sovente si sceglie di salire in auto lungo la carrozzabile che conduce all’Alpe Piane. Quì si prende il sentiero che sale alla vicina chiesetta, sorpassa a monte il Rifugio Camosci, attraversa un ampio alpeggio e superando una prima faggeta raggiunge la Sella di Vaneccio. proseguendo lungo l’ampia dorsale il bosco si fa via via più rado si perviene prima alla Bocchetta Schillottà e successivamente, tagliando in diagonale un tratto di cresta rocciosa, si raggiunge la cima di Ventolaro.

DSC_0149Continuando lungo la cresta si guadagna facilmente un’anticima, quindi la Bocchetta del Sonato ed infine la cima della Massa del Turlo dominata da una enorme croce in ferro. Dalla vetta si gode di un meraviglioso panorama su gran parte dell’arco alpino occidentale, sui laghi d’Orta e Maggiore e su numerosi paesi della Val Strona e Val Sesia.

Nota:
Poco al di sotto della cime si stacca un itinerario molto interessante, ma altrettanto impegnativo, che conduce alla vetta del Monte Capio.

L’itinerario di discesa ricalca fedelmente quello seguito all’andata ed in circa un’ora riconduce nuovamente all’Alpe Piane.

L’escursione di per se non presente alcuna difficoltà eccessiva, inoltre il dislivello modesto la rendono accessibile ed adatta a tutti.

Questo luogo è per me così caro perché penso rappresenti molto bene lo spirito con cui vivo la Montagna. Perché montagna non è necessariamente sinonimo di dislivelli a 3 cifre, scalate oltre il sesto grado o traversate su ghiacci perenni a temperature polari.

Montagna è anche e soprattutto sinonimo di amicizia, allegria, attimi felici condivisi insieme alle persone a cui vogliamo più bene.

Attimi e persone che lasceranno un ricordo indelebile e contribuiranno a dare quel sapore speciale a quei luoghi che hanno fatto da contorno a tutto questo…DSC_0194.jpg

Consigli tecnici:

Nonostante l’itinerario percorso non presenti particolari difficoltà, consiglio di non percorrerlo durante i mesi invernali soprattutto in caso di innevamento abbondante.

Segnavia: 620
Partenza: Alpe Piane di Cervarolo 1222 m
Arrivo: Massa del Turlo 1959 m
Dislivello: 737 m


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Pizzo Tracciora

La salita al Pizzo Tracciora da Rossa rappresenta uno dei grandi classici delle escursioni Valsesiane. Difficilmente troverete qualcuno in Valsesia che non vi è mai salito o non lo conosce, ma ciò non vuol dire che questa montagna non debba essere considerata meno di altre. La posizione centrale offre la possibilità di godere di bellissime vedute a 360 gradi, inoltre la cima può essere considerata come punto di partenza per effettuare diverse traversate verso la Val Cavaione oppure verso Cervatto in Val Mastallone. Infine, altro particolare non trascurabile, le sue forme arrotondate lo rendono adatto ad escursioni sci-alpinistiche durante l’inverno. Insomma, se volete vivere la montagna 365 giorni l’anno non dovrete far altro che salire al Pizzo Tracciora!

IMG_2738L’itinerario inizia dal grazioso paese di Rossa, dove, lasciata l’auto nel parcheggio adiacente la piccola piazza, si può imboccare il ripido sentiero che in breve porta alla località Vaz. Oltrepassato il bivio nei pressi della suddetta località, il percorso, attraverso prati ed orti coltivati, conduce alla frazione Piana caratterizzata dalla presenza di due chiesette. Superato il piccolo abitato, la mulattiera prosegue inoltrandosi all’interno di un rigoglioso bosco di faggi oltre il quale, si giungerà all’Alpe Campello. Luogo in cui vi consiglio di fermarvi per una sosta ed ammirare la grandiosa vista sul Massiccio del Monte Rosa che si aprirà davanti ai vostri occhi. Dall’Alpe Campello il percorso si inoltra nuovamente all’interno di un bosco molto rigoglioso per poi sbucare nei pressi dei pascoli tra le Alpi Prato Bianco di Sotto e Prato Bianco di Sopra. Questi luoghi devono i loro nomi alle splendide fioriture di flora alpina che ricoprono i prati durante la stagione primaverile, ma quest’anno la primavera ha deciso di presentarsi sotto una veste inusuale quindi l’unico colore bianco che abbiamo potuto ammirare è stato quello dovuto dal nevischio sceso dal cielo! Nei pressi dell’Alpe Prato Bianco di Sopra si collega l’itinerario 405 che sale dalla Fazione Folecchio di Rossa e rappresenta una variante a questa che è la classica via di salita oppure, un’alternativa per la discesa per chi non volesse ripercorrere il medesimo itinerario seguito in salita. Per chi decidesse di seguire il sentiero 405 in discesa, considerate che una volta arrivati a Folecchio per tornare al parcheggio dovrete percorrere un tratto in salita su strada asfaltata.

IMG_2739Oltrepassato il bivio con il sentiero 405 il percorso prosegue con pendenze via via più attenuate, si supera dunque un secondo bivio che incrocia il sentiero proveniente dalla Val Mastallone e si giunge finalmente in vetta. La Cima è caratterizzata dalla classica croce di vetta accanto alla quale è stato posto un tavolo in pietra, così, nelle giornate più limpide potrete ammirare il panorama standovene comodamente seduti mentre vi gusterete i panini portati nello zaino coccolati dai tiepidi raggi del sole.

Gambe distese.

Mani incrociate dietro alla nuca.

Le montagne davanti a voi.

E un senso di pace e serenità impagabili.

Si tratta di uno di quei luoghi da cui non si vorrebbe più andar via, ma fidatevi, la discesa vi offrirà qualcosa di ancor più prezioso.

Ripercorrendo a ritroso il percorso seguito in salita giungerete nuovamente all’abitato della Frazione Piana, seguite quindi il sentiero 403 che vi condurrà, prima attraverso un bosco e poi attraverso verdi prati, alla Frazione Rainero. Oltrepassati alcuni orti e le prime case dell’abitato giungerete all’Azienda Agricola Rainero.

Ed è qui che entrerete all’interno di un mondo incantato, in una favola.

Sì, perché le emozioni che proverete in questo luogo difficilmente riuscirete a provarle altrove. Merito di Michela e Claudio, i proprietari. Merito del luogo. Merito di Henry, il loro Labrador. Insomma, merito di un mix “letale” di luoghi, persone ed emozioni. O meglio: un mix di persone speciali che hanno deciso di vivere in un luoghi speciali e che insieme trasmettono emozioni speciali. Non vi dico altro perché vorrei far nascere in ognuno di voi che leggerà la curiosità di recarsi in questo luogo per toccare con mano quanto ho vissuto io di persona.

Ne varrà la pena.

Davvero.

Da Rainero, per tornare al punto di partenza, non dovrete far altro che seguire il comodo sentiero lastricato che scendendo dolcemente si ricongiunge, poco sopra l’abitato di Rossa, con l’itinerario 400 seguito all’andata.

Consigli tecnici:

Il percorso non presenta particolari difficoltà. Durante la stagione invernale prestare attenzione alle condizioni dell’innevamento. Soprattutto nel tratto successivo all’Alpe Campello.

Segnavia: 400
Partenza: Rossa 813 m
Arrivo: Pizzo Tracciora 1917 m
Dislivello: 1104 m

 

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Consigli per cominciare a camminare in montagna.

55929412_314196295911029_4287881574919176192_nLa primavera e’ ormai arrivata e la voglia di godersi il sole e la natura si fanno sempre piu’ prepotenti. Se siete finiti su questo articolo, pero’, state probabilmente cercando di superare un piccolo freno personale… e chi non ne ha in fondo?! La paura di fare qualcosa piu’ grande di noi stessi, la paura di superare quella linea che delimita la nostra zona di comfort per la quale proviamo un brivido di paura al solo pensiero.

Oggi abbattiamo questo muro mentale, ma per poterlo fare dobbiamo individuare prima di tutti quali sono i freni che ci impediscono di fare quel qualcosa di nuovo.

Non so dove andare – Da solo non me la sento.

Le informazioni sui sentieri non mancano, sui siti turistici locali, sulle guide turistiche e sulle cartine. Personalmente mi sono affidata spesso a Gulliver e poi, con il tempo e conoscendo meglio le zone, mi sono affidata ai cartello delle escursioni che trovi a inizio percorso. I percorsi si dividono in turistici (segnalati con la lettera T), escursionistici (E per gli escursionisti, EE per gli escursionisti esperti) e attrezzati (EEA); siete alle prime armi è meglio non affrontare nulla di più impegnativo di un percorso turistico. Fare escursioni con chi già è avvezzo a camminare per sentieri e montagne non è solo una questione di farsi compagnia, ma anche un modo semplice, veloce e piacevole di accumulare esperienza.

Non so come organizzarmi

Soprattutto in montagna (e non solo in alta quota), il meteo è mutevole: meglio partire con capi tecnici, vestendosi a strati, togliendo e mettendo quello che serve in caso di pioggia, freddo, caldo o sudore eccessivo. In ogni caso, meglio evitare il cotone, preferire capi traspiranti perché camminando in montagna la temperatura corporea si alza e si suda, e prevedere sempre un capo anti pioggia. Camminare nella natura significa avere a che fare con sassi, pietre, terreni scivolosi o sdrucciolevoli, pozzanghere, fiumi e quant’altro. Partire con un paio di sneaker da ginnastica è ragionevolmente controindicato tanto quanto acquistare un paio di scarponi per scalare l’Everest per andare in collina. A seconda di dove si pensa di andare, le scarpe da trekking dovrebbero avere determinate caratteristiche. Serve per riporre i capi di abbigliamento che si tolgono strada facendo; per l’acqua e il cibo; per gli effetti personali; per guide, cartine e quant’altro: uno zaino è il compagno fedele di qualsiasi escursionista. Per sceglierlo, controllate prima di tutto che sia comodo, confortevole, areato, impermeabile e sufficientemente capiente. Se poi ci sono tasche e taschini a portata di mano tanto meglio. (leggi anche Come scegliere lo zaino giusto per un viaggio )

Non si tratta di partire con un pack adatto all’attraversamento del Sahara, ma un coltellino multiuso e un fischietto per richiamare soccorsi e attenzione in caso di cadute o infortuni possono essere senza dubbio utili.

Non so come affrontarla e se fisicamente ce la faccio.

Un’escursione non è una gara: per godersi appieno l’esperienza e comprendere davvero perché camminare nella natura rende felici è meglio prendersi il tempo che ci vuole. I sentieri turistici sono segnati e segnalati, ma farsi un’idea del cammino prima di partire, seguirlo su una carta topografica e magari scaricare qualche traccia GPS (o usare le funzioni di un orologio specifico) può evitare spiacevoli situazioni.

Ad ogni modo ricorda che non e’ importante la destinazione ma il percorso. E’ successo a tutti di partire per un rifugio o un percorso e a meta’ constatare di non essere nelle condizioni di poter arrivare fino in fondo. Come detto poco sopra non e’ una gara e, soprattutto all’inizio, riuscire a intraprendere un percorso (magari anche da soli) e’ gia’ una conquista rispetto al passato. Con il tempo, poi, saprai sempre meglio fino a che punto spingerti e quando invece fermarti. Riconoscere i propri limiti (soprattutto in montagna) e’ uno degli aspetti piu’ importanti: non si tratta di dare il 100% per arrivare, devi saperti conoscere abbastanza bene per poterti spingere a salire sapendo che poi dovrai anche scendere. E spesso gli inconvenienti succedono proprio durante la discesa, quando il corpo non e’ piu’ cosi’ impegnato e la mente fa calare la soglia dell’attenzione.

 

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Monte Barone di Coggiola

IMG_2415Quella al Monte Barone, non è stata una semplice escursione, si è trattato, infatti, di un ritorno.

Un abbraccio.

Sì. Perché devo ammettere che questa montagna, da parte mia, non ha mai goduto di moltissima considerazione. Vi ero salito solamente una volta, quasi 15 anni fa, e per giunta mi aveva fatto parecchio dannare nell’ultimo tratto, ma nonostante questa mia antipatia lei tutte le mattine, costantemente, ha sempre continuato a darmi il buongiorno facendo capolino dietro le finestre di casa.

Finché, durante una mite domenica di gennaio mi sono sentito dire…

”Hey! Perché non andiamo al Barone?”

Il Monte Barone viene considerato da molti come la montagna simbolo della Valsessera (sì, oggi sconfiniamo leggermente dalla Valsesia…), la sua cima supera di poco i 2000 m di quota, ma la posizione particolarmente isolata permette di godere ugualmente di un panorama a 360° su gran parte dell’arco alpino occidentale arrivando sino ai laghi ed alla Pianura Padana. Ciò che potrete vedere non finisce qui…Se ne disponete vi consiglio di portare con voi un buon binocolo perché nelle giornate più limpide si possono addirittura scorgere gli Appennini Liguri!

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L’itinerario che ho percorso inizia dalla località Piane raggiungibile comodamente in auto seguendo la strada che sale da Coggiola; la prima parte del sentiero alterna tratti in salita ad altri in falsopiano e vi permette di giungere in breve tempo al Rifugio La Ciota. Il rifugio è stato ricavato ristrutturando una vecchia Casa del Corpo Forestale e rappresenta un comodo punto d’appoggio quando sarete sulla via del rientro.

Il sentiero prosegue alla destra del rifugio (prestate attenzione al cambio di numerazione: fino al Rifugio La Ciota dovrete seguire il segnavia G1. Oltre il sentiero di riferimento sarà il G8) e percorrendo alcuni ampi tornanti esce dal bosco di larici e vi conduce ad un tratto panoramico in cui la vista si aprirà sul vallone del Monte Barone e dal quale si può avvistare il rifugio posto al di sotto della cresta finale che conduce alla vetta.

Proseguendo lungo il sentiero si giunge in prossimità di un tratto in roccia attrezzato con corde fisse ed una volta superatolo si può giungere agevolmente tramite sentiero al Rifugio Monte Barone. Il percorso oltrepassa il rifugio e prosegue dritto lungo la massima pendenza del pendio verso la Bocchetta di Ponasca presso cui si incrocia il sentiero proveniente dalla vicina Punta delle Camosce; oltre la bocchetta si svolta a sinistra e si risale il tratto terminale della cresta che conduce alla cima.

Solo una volta sbucato in vetta ho realizzato in pieno quanto la particolare posizione isolata della montagna regali un senso di libertà e verticalità pazzeschi permettendomi di poter ammirare un panorama senza eguali. Volgendo lo sguardo a nord-ovest sono stato catapultato al centro di un maestoso ed immenso anfiteatro naturale mentre il Monviso, il Gran Paradiso, il Monte Rosa, i Mischabel, le Alpi del Vallese e Ossolane, il Bernina e l’Adamello mi hanno accolto in un grandioso abbraccio.

_DSC2896Il mio sguardo si è quindi posato verso sud, verso le cime vicine e sulla cresta di Sud-Est del Barone, la cresta che dal Monte Gemevola corre veloce sottile ed affilata verso la Punta Pissavacca e da qui sale alla Punta delle Camosce per poi scendere alla Bocchetta di Ponasca e terminare il suo percorso proprio sulla vetta da cui la osservo. In quel momento mi sono reso conto che il ritorno al Barone non è stato casuale, che questa montagna mi ha chiamato per accogliermi e mostrarmi la sua reale bellezza, una bellezza che fino ad allora non ho saputo cogliere in pieno.

In quel momento mi sono reso conto che il mio ritorno al Barone non sarebbe stato un episodio sporadico.

IMG_1820La discesa dalla vetta può avvenire per il primo tratto seguendo il percorso seguito in salita, fino al rifugio Monte Barone, da qui è possibile seguire un secondo itinerario (indicazioni nei pressi del rifugio) che permette di effettuare un percorso ad anello attraverso paesaggi molto suggestivi e ricongiungersi alla prima parte dell’itinerario seguito in salita nei pressi del Rifugio La Ciota. In alternativa a questo percorso è possibile anche scendere l’itinerario seguito all’andata.

Precedentemente ho definito la mia esperienza al Monte Barone come un ritorno ed un abbraccio. Spesso queste espressioni sono legate insieme, simboleggiano azioni conseguenti l’una all’altra. Sì, perché spesso in occasione di un ritorno si viene abbracciati, accolti nuovamente dall’affetto di chi ha voluto e saputo attenderci dopo un periodo di lontananza. Tornare, dopo molto tempo, sulle pendici di questa montagna mi ha trasmesso proprio questo genere di sensazione: essere ri-accolto. Sotto lo sguardo amorevole delle sue sorelle più grandi che hanno ispirato ed incoraggiato questo incontro.

Pensateci. Questo avviene ogni volta che ciascuno di noi si reca in montagna oppure entra in contatto con la natura; la montagna e la natura abbracciano l’uomo e lo accolgono permettendogli di godere della loro bellezza. Una bellezza semplice, essenziale, a volte fragile, ma non per questo non degna di ammirazione e rispetto. Un’ammirazione ed un rispetto che troppe volte noi umani scordiamo di dover avere nei confronti di questa natura che troppo spesso maltrattiamo.

Consigli tecnici:

Il percorso è percorribile senza particolari difficoltà. Il periodo consigliato per salire al Monte Barone spazia dal maggio ad ottobre. L’inverno particolarmente mite mi ha permesso di poter salire anche a gennaio, ma durante questo periodo vi consiglio di prestare particolare attenzione all’innevamento (evitate di salirvi in seguito a periodi di forti nevicate) ed alle condizioni del tratto terminale (ghiccio) ed attrezzarvi con ramponi o ramponcini.

Il Rifugio La Ciota è sempre aperto, mentre il Rifugio Monte Barone è aperto nei fine settimana di giugno, luglio e settembre e tutti i giorni durante il mese di agosto.

Segnavia: G1 + G8
Partenza: Piane di Rivò (Coggiola) 950 m
Arrivo: Monte Barone di Coggiola 2044 m
Dislivello: 1094 m