Tra gli articoli protagonisti della rubrica non poteva mancare un pezzo dedicato ad uno tra i grandi classici delle montagne valsesiane.
La Capanna Margherita.
Descrivere ciò che questo luogo suscita in me non è affatto semplice, perché rappresenta una varietà innumerevole di sfumature emotive.
E’ uno dei simboli dell’epopea che ha segnato l’inizio della storia alpinistica sulle Alpi italiane a cavallo tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900.
E’ simbolo di orgoglio per gli abitanti di una valle che si sono occupati della sua costruzione e da oltre un secolo hanno a cuore il suo mantenimento.
E’ oggetto del desiderio per molte persone per cui raggiungere i suoi 4554 m rappresenta il coronamento di un sogno.
E per il sottoscritto? Cosa rappresenta? Rappresenta l’apice di un viaggio. Un viaggio che ogni volta e per motivi diversi è sempre emozionante. Ogni volta che sono tornato da lassù l’ho fatto portando con me uno zaino carico di emozioni.
Ricordate la storia di Alice che attraverso la tana del coniglio cadde nel Paese delle Meraviglie? Ecco.
Allo stesso modo, per me, ogni volta che varco la soglia della cabina della funivia di Alagna inizia un viaggio attraverso il mio Paese delle Meraviglie.
Un viaggio che mi spinge ad avventurarmi in luoghi isolati e selvaggi, vicino al cuore di quel gigante fatto di roccia e ghiaccio qual’è il Monte Rosa. Talmente vicino che sembra quasi di avvertirne il respiro ed il battito del cuore.
Prima attraverso il Vallone dell’Olen e successivamente dal Passo dei Salati, la funivia sale velocemente dai 1200 m di Alagna in direzione di Punta Indren a 3200 m. Dai grossi vetri delle cabine si può osservare la metamorfosi dell’ambiente, man mano che la quota aumenta. gli alberi si fanno più radi. I pascoli lasciano il passo alle pietraie, le cui diverse tonalità di grigio dipingono un ambiente dall’aspetto austero e lunare.
E’ il primo contatto con la montagna, ma è già sufficiente per incutere un certo timore reverenziale.
D’improvviso la cabina della funivia termina la sua corsa, le porte automatiche si aprono ed un soffio di aria fredda e pungente sbatte violentemente sul viso. L’ambiente esterno ha cambiato nuovamente aspetto e le rocce, in parte, hanno lasciato posto all’azzurro scintillante del ghiacciaio.
Fuori dalla stazione d’arrivo della funivia, immediatamente e con un suono sordo, le porte automatiche si chiudono dietro le spalle.
Ogni volta, in quell’istante mi sento terribilmente solo al cospetto di questo gigante che sembra quasi osservarmi severo dall’alto in basso.
Il cammino inizia sulla traccia che attraverso gli ultimi lembi del ghiacciaio di Indren porta alle rocce che conducono ai rifugi Mantova e Gnifetti posti rispettivamente a 3500 e 3600 m. Questi due avamposti rappresentano il punto d’appoggio utilizzato per poter salire il giorno successivo ai 4554 m della Punta Gnifetti ed alla Capanna Margherita. Entrambi sono dotati di numerosi posti letto e varcandone la soglia e calcando il vecchio pavimento in legno si avverte immediatamente un clima particolare. Un misto di emozioni che varia dall’apparente tranquillità scanzonata delle Guide Alpine fino alla febbrile attesa di chi per la prima volta sta calcando le pendici di questa montagna consapevole che tra poche ore camminerà verso la realizzazione di un sogno. L’atmosfera è sempre particolarmente elettrizzante, alcuni chiacchierano di passate avventure in montagna, altri sistemano l’attrezzatura necessaria per la salita del giorno successivo, altri ingannano l’attesa prima del turno di cena scrutando la prima parte del pendio ed i numerosi crepacci attraverso i quali si snoda la traccia che sale in direzione del Colle Vincent.
Ben presto giunge la notte ed il buio cala sul Monte Rosa, è necessario coricarsi presto perchè il giorno successivo la sveglia suonerà molto presto ed è fondamentale riposare il più possibile per affrontare al meglio la salita del giorno successivo.
Dopo il suono della sveglia il rumore metallico delle attrezzature inizia ben presto a diffondersi per le stanze del rifugio e dopo la colazione, insieme ai compagni di cordata, si è pronti per iniziare a risalire il pendio del ghiacciaio del Garstelet accompagnati dalla luce delle torce frontali. Un passo avanti all’altro si percorre la traccia che scivola sinuosa tra le bocche dei crepacci, la pendenza è da subito impegnativa e non accenna a diminuire fino a che non si giunge nei pressi del Colle Vincent; davanti agi occhi si stagliano diverse cime alte più di 4000 m: a sinistra ci sono i Lyskamm e la loro impotente parete nord, mentre più a destra si possono ammirare il panettone tondeggiante che descrive la calotta terminale della Piramide Vincent e più vicino le rocce appuntite del Balmenhorn da cui spiccano il Bivacco Giordano e la statua del Cristo delle Vette, mentre più lontane ci sono le rocce scure del Corno Nero o Schwarzhorn.
La traccia piega decisamente a sinistra aggirando il Balmenhorn ed inizia nuovamente a salire. Ripida. Mentre i ramponi mordono la crosta di neve levigata dal vento con cadenza regolare si sale in direzione del Colle del Lys a quota 4151 m.
Costituito da un vasto pianoro, segna la linea di confine tra il territorio italiano e quello svizzero ed è contornato da diversi 4000: a Ludwigshoe, Corno Nero, Balmenhorn e Lyskamm si aggiungono le cime di Punta Zumstein, Punta Dufour (La più elevata del massiccio del monte Rosa) e Parrot. Mentre in lontananza si stagliano le sagome inconfondibili di Punta Gnifetti e della Capanna Margherita. Infine, il panorama è impreziosito dalla vista del Cervino metre il Ghiacciaio del Grenz scivola sinuoso in direzione di Zermatt.
Sempre dal Colle del Lys, è possibile scorgere, alla base della Cresta Est del Lyskamm orientale, un gruppo di rocce che emergono dai ghiacci.
Si tratta della Roccia della Scoperta.
Questa vetta “minore” del Rosa è legata ad una leggenda che racconta la storia di sette giovani valdostani, i quali tentarono l’impresa di valicare il Monte Rosa andando alla ricerca della cosiddetta Valle Perduta. La leggendaria Valle di origine delle popolazioni Walser con verdi pascoli, strade fatte di formaggio e fiumi di vino…
Dopo una breve sosta è tempo di rimettersi in cammino seguendo la traccia che scende brevemente in direzione del Colle Sesia giunti nei pressi del quale sarà necessario attraversare in diagonale all’ombra di alcuni seracchi. Successivamente il percorso aumenterà nuovamente la pendenza sino a giungere sotto il Colle Gnifetti e la Capanna Margherita. Dal Colle la traccia piega decisamente a destra ed attraverso un tratto di cresta molto appoggiato, conduce alla Vetta della Punta Gnifetti ed alla Capanna Margherita.
La discesa avviene per il medesimo percorso seguito all’andata. Non esistono parole per descrivere le emozioni che si provano nel momento in cui si giunge in vetta. Il paesaggio è emozionante perché spazia a 360 gradi lungo tutto l’arco alpino.
E’ pure emozionante affacciarsi dal balcone della Capanna, a sbalzo sulla gigantesca parete sud del Monte Rosa.
E’ emozionate entrare nella Capanna, le cui pareti sono piene di ricordi legati alle imprese alpinistiche eseguite sul Rosa ed alle persone che le hanno compiute.
E’ emozionante calcare il vecchio pavimento in legno della Capanna, sentirlo scricchiolare sotto il peso degli scarponi.
Persino il sibilo del vento attraverso i tiranti, riesce ad essere emozionante…e penso che potrei continuare a scrivere per ore riguardo tutto ciò senza riuscire ad essere esauriente. L’unico modo per poter cogliere fino in fondo la vera essenza di questo luogo è andarci, compiere questo viaggio, immergersi in questo Paese delle Meraviglie. Scoprirete che la leggendaria valle della felicità esiste veramente e non è poi così tanto perduta. E’ solamente questione di avere il coraggio di muovere un passo, un semplice passo nella direzione giusta, in direzione della felicità…
Consigli tecnici:
La salita non presenta particolari difficoltà alpinistiche, ma non è assolutamente da sottovalutare in quanto si svolge in buona parte in ambiente glaciale. Se non sufficientemente allenati si potrebbero riscontrare problemi di natura cardiorespiratoria dovuti alla scarsa preparazione alla quota. Inoltre deve essere prestata particolare attenzione al tratto sotto la Piramide Vincent a causa della presenza di numerosi crepacci, presenti anche in diversi altri punti della salita sotto il colle del Lys.
Se si vuole affrontare la salita alla Capanna Margherita consiglio di fare riferimento agli uffici delle Guide Alpine locali.
Segnavia: traccia su ghiacciaio
Partenza: Alagna Valsesia 1191 m
Arrivo: Punta Gnifetti – Capanna Margherita 4554 m
Dislivello: 3363 m
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