Baia di HaLong

Palme tutto intorno, e statue di delfini. Sembra di essere in California!

Ci avviciniamo al molo per gli imbarchi, scarichiamo le valigie, ed entriamo nella sala apparecchiata per il pranzo della nave che ci porterà in crociera sulla Baia di HaLong per due giorni. Sulla barca con noi, un’enorme comitiva di malesiani, un gruppetto multietnico di ragazzi giovani, dei tedeschi che abbiamo già incontrato in Laos. Dopo le indicazioni per l’assegnazione delle cabine e per la prossima escursione, il personale di bordo si dà da fare per servire il pranzo a molte persone in uno spazio parecchio ristretto. Esco per scattare qualche fotografia alla città in lontananza: un’alternanza di edifici bassi e grattacieli, dietro alla foschia. Siamo fortunati: la giornata è splendida, il sole spacca le pietre, mentre di solito qui regna la nebbia. Anche se credo che non mi sarebbe dispiaciuto vedere la baia ammantata da bianco mistero.

Cominciamo ad allontanarci dal porto, e subito ci ritroviamo circondati da centinaia di faraglioni di ogni forma e dimensione: il panorama è davvero suggestivo e molto molto rilassante. La stagione non è alta, perciò le barche in mare non sono moltissime. Dopo il pranzo passiamo per la cabina: la nostra ha il balcone! Devo cambiarmi per l’escursione, ma giuro che rimarrei su questa brandina al sole a godermi il vento tra i capelli, il silenzio e la pace dei sensi che questa vista mi trasmette. I faraglioni, o piccole isole, che sorgono dalle azzurrissime acque del mare, sono color della roccia. Sulla maggior parte di essi, è cresciuta della vegetazione bassa e irregolare: sembrano tante testoline piene di ricci!

Scendiamo dalla nave per salire su un’imbarcazione più piccola, che ci porta su una piattaforma. Qui c’è un allevamento di ostriche per le perle. Mentre gli altri ascoltano con attenzione la guida che racconta il processo di produzione di una perla, noi facciamo un giro veloce e saltiamo sul primo kayak a disposizione! Io e mio marito bisticciamo per trovare la coordinazione delle due pagaie. Alla fine, con calma e pazienza, troviamo il giusto ritmo che ci porterà all’ombra del faraglione più vicino. Il sole, non più tanto alto, riflette i suoi raggi caldi sull’acqua; le impercettibili onde mi cullano; le barche azzurre e arancioni in lontananza, di quelle che finora avevo visto solo nelle foto della Thailandia su Instagram, mi regalano la sensazione di essere entrata in un mondo che prima avevo solo immaginato. Mi rilasso e respiro a pieni polmoni il profumo del mare. Ogni tanto un altro kayak ci taglia la strada in velocità, e mi fa tornare alla realtà.

Quando risaliamo sulla piattaforma, mi imbatto in una macchia coloratissima di canoe arcobaleno. Sullo sfondo, le piccole isole: quelle davanti sono più nitide e chiare, quelle dietro sembrano più piccole, e man mano che si allontanano, sempre più scure e appannate dalla foschia marina.

La seconda escursione prevede la visita all’isola di Ti Toc, un ufficiale russo a cui questo posto è stato dedicato. Una dozzina di minuti e qualche centinaia di scalini dopo, siamo sulla cima dell’isola ad ammirare increduli il tramonto sull’intera baia. Rimarrei qui per sempre. Ed effettivamente, aspettiamo che la gran parte delle persone comincino a scendere, fino a goderci quel paradiso quasi da soli, mio marito e io. Aspettiamo fino a che la palla rossa, in pochissimi secondi, scompare completamente, fagocitata dall’orizzonte.

Torniamo sulla nostra nave per la sera, ma in realtà la giornata non è ancora giunta al termine. Prima di gustare un romantico aperitivo al buio sul ponte della barca, gli ospiti sono invitati al corso di cucina a cielo aperto. Stasera: involtini primavera! Immortalo mio marito nelle vesti di chef orientale, e lo porto con me a sorseggiare un dolcissimo mojito mentre guardiamo il mare di notte.

Dopo cena, voglio andare a godermi il nostro balcone, così mi armo di libro e mi metto comoda sul lettino all’aperto. Il senso di tranquillità che provo in questo momento, e il vocìo degli altri passeggeri al piano superiore, mi conciliano il sonno tanto da farmi addormentare lì, sotto le stelle, in mezzo al mare, lontano dalla vita reale.

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Il giorno successivo si apre con un’altra uscita: stavolta andremo a vedere la grotta Hang Sung Sot. Umidità e suolo scivoloso fanno da padroni, ma è un fastidio ampiamente ripagato dal paesaggio che ci troviamo davanti. Un paesaggio lunare, quasi fantascientifico. Cupole, cave, corridoi, là dove stalattiti e stalagmiti si incontrano. Il calcare in alcuni punti ha formato delle grezze sculture nella roccia, che ricordano ora un leone, ora un elefante, ora un cuore, o due persone che si baciano. A ogni passo, a ogni spazio che attraverso, devo trattenere, per non sembrare pazza tra la gente, un’esclamazione di stupore e meraviglia. Il nome del luogo in italiano è “grotta della sorpresa”, e, con vera sorpresa, ha superato ogni mia aspettativa.

La baia di HaLong era una delle immagini che mi aveva portato a scegliere il Vietnam come meta per questo viaggio, ed effettivamente, tra panorami mozzafiato e sensazioni tra le più positive, questo posto mi ha fatta sentire perfettamente in pace con la natura e con me stessa. Insomma, Baia di HaLong promossa a pieni voti!

 

Autore:Schermata 2019-04-16 alle 10.11.33

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Riassunto dal 20/08 al 20/09

Lo so, lo so, non mi sono fatta viva per 20 giorni ma non mi voglio scusare. Per quanto possa amare scrivere, mettere la mia vita e quello che mi piace nero su bianco, ogni tanto e’ anche giusto vivere, solo ed esclusivamente vivere e basta.

Quindi, dopo aver vissuto questo mese intensissimo, ecco che cosa sta succedendo:
– continuo ad essere al verde ma continuo a scoprire nuovi modi per sorridere, svagarmi e mangiare che non sono poi cosi’ male.
– il mio ragazzo ha comprato casa (nota bene, al momento viviamo a 550km di distanza)
– ho vissuto letteralmente in apnea la prima parte di settembre in attesa di una conferma dal punto di vista lavorativo che mi ha portato ad aspettare, lavorare e aspettare.
– ho avuto la conferma della vita e a meta’ ottobre mi trasferisco da lui nella “nostra” casa.
– ho cominciato a impacchettare le mie cose, al momento gli scatoloni di libri/fumetti battono l’abbigliamento 3:1, ma la strada e’ ancora lunga e i libri sono ancora tanti.
– abbiamo cominciato a pensare alla casa, ai lavori, ad organizzare effettivamente il trasloco e a mettere nero su bianco una data, quella del primo giorno effettivamente insieme.
– dovendo affrontare una vita low budget mi sono buttata su Netflix e all’attivo (non voglio trassare, direi dal 20 di Agosto) ho guardato:

  1. Orange is the new black: tutte le serie dalla stagione 2, la prima l’avevo vista anni fa.  Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01
  2. Atypical: le 2 stagioni presenti su netflix.  Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01
  3. Disincanto: i primi 7 episodi, ma lo continuero’ insieme ad Andre. Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01
  4. Adventure Time: 1^ stagione tutta, 2^ stagione i primi 6 episodi.  Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01
  5. Final Space: tutte e due le stagioni.  Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01
  6. Ozark: ho cominciato a guardarlo, sono arrivata al 5^ episodio ma non mi ha preso…lo portero’ avanti guardandolo quando proprio non so cosa fare.  Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01
  7. Paradise Police: cominciato da poco al momento sono al 4^ episodio ma penso di finirlo in breve tempo.  Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01
  8. Bates Motel: la 5^ stagione uscita a settembre  Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01

Ovviamente in questo mese non ho vissuto solo di serie tv, ma tra un ritagli di tempo e l’altro ho guardato nuovi film e riguardato alcuni classiconi:

  1. Sulla mia pelle – Alessio Cremonini Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01
  2. Zero privacy (documentario) – Hoback Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01
  3. Fun Mum Dinner – Alethea Jones Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01
  4. The Lord of the Ring (I) – Jackson Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01
  5. Le iene – Tarantino Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01
  6. The Hateful Eight – Tarantino Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01
  7. Mulholland Drive – Lynch Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01
  8. Tutta colpa di Freud – Genovese Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01
  9. Bridget Jones (III) – Maguire Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01
  10. Labor Day – Reitman Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01
  11. Bastardi senza gloria – Tarantino Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01
  12. Tutte le volte che ho scritto ti amo – Johnson Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01
  13. Il piccolo principe – Osborne Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01
  14. Sierra Burgess e’ una sfigata – Samuels Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01
  15. Idiocracy – Judge Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01
  16. Roberto Saviano (documentario Pif) – Diliberto Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01
  17. I kill Giants – Walter Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01
  18. Pets – Renaud Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01Schermata 2018-09-17 alle 10.45.01

La lista e’ lunga, ma la notte e’ giovane soprattutto se non puoi permetterti di uscire. E non mi vergogno a dirlo perche’ credo che nella vita di tutti puo’ potenzialmente succedere di dover affrontare un periodo cosi’ e mi sento in dovere di dire e di dimostrare che “va tutto bene”. Si vive lo stesso, si fanno le cose diversamente, si sorride comunque sempre.

Dear Diary: Le domande pre partenza

Ho pensato a che cosa mi sarebbe piaciuto sapere prima di andare in Tailandia. Ma soprattutto, ho pensato di scrivere e dare delle risposte a quelli che erano i miei dubbi pre partenza.

CI SARANNO POSTI PER CARICARE IL TELEFONO?

Assolutamente si, tra l’altro la presa italiana si adatta perfettamente a quella tailandese senza l’uso dell’adattatore.

CI SARA’ IL WIFI O DEVO COMPRARE UNA SIM?

Il mio consiglio e’ di fare la Sim quella da 30 giga direttamente all’interno dell’aeroporto. Il Wifi c’e’ ma solitamente e’ lento e come raccontato nel secondo post, i tassisti solitamente vanno a braccio, meglio avere il navigatore a disposizione ( ci ha salvati parecchie volte!).

QUANTI PACCHI DI SALVIETTINE DOVRO’ PORTARE?

Prima di incontrare il mio ragazzo pensavo che il mio approccio al mondo “igiene” fosse del tutto normale. Normalmente se devo muovermi mi porto dietro le salviettine per me, quelle per i cani e quelle intime. In questo caso mi sono portata 3 pacchi di salviettine normale, due di intime e l’amuchina. Nella mia testa c’era l’idea di un paese povero e quindi anche sporco. E invece no. Stupita da tanta pulizia, ho cominciato a fare una classifica comparata, e il risultato e’ stato questo:

6^ e ultimo posto: bagni dei treni

In questo caso devo essere molto severa, sono sporchi come quelli italiani. L’unica differenza e’ che sono alla turca e non rischi di toccare bordi contaminati mentre cerchi di centrare il buco facendo matrix in un cubo di 1 metro quadrato.

5^ posto: Servizi pubblici non a pagamento

Ho utilizzato uno di questi bagni durante il giro al floating market (il mercato galleggiante) e potrebbe essere paragonabile ai nostri bagni degli autogrill (quelli piccoli che non hanno le faccine post pipi’ experience e che quindi non se li caga nessuno).

Anche in questo caso lo stile pipi’- matrix e’ NECESSARIO per la sopravvivenza.

4^ posto: Bagni bar sulla spiaggia (libera)

Siamo vicini al podio e il livello di igiene si intensifica.

I bagni in questo caso vengono puliti regolarmente. Normalmente vengono distribuiti quei fantastici fogli di carta pre tagliati che servono per coprire l’asse. Cosi’ puoi fare matrix con livello 3/10 di snodatura, lasciare zaino o borsa appesi sul retro della porta senza aver paura di metterti poi sulla schiena chissa’ che batteri.

3^ posto: Bagni ristoranti low budget

Primo gradino del podio e abbiamo dei bagni che riportano addirittura come ci si deve lavare le mani. Della serie: siamo puliti e ti insegnamo ad esserlo. Paragonabile ai nostri ristoranti quotati su tripadvisor con €€ (medio alti)

2^ posto: Bagni ristoranti  medium budget

Livello di pulizia: bagno a casa di amici che puliscono prima di avere ospiti. Ancora mi domando come sia possibile, sicuramente passano due o tre volte a serata per pulire e rinfrescare l’aria.

1^ posto: Bagni pubblici a pagamento (10 centesimi)

Standing ovation sulle note di happy! Nel bagno in cui siamo stati c’era letteralmente la canzone di Pharrel ripetuta a nastro. I bagni sono puliti come nella pubblicita’ dell’anitra wc, c’e’ un inserviente che passa a pulire il bagno appena esci (non subito mentre ti lavi le mani, ma dopo, appena varchi la porta). L’aria condizionata rende l’esperienza mistica, il profumo di muschio placa l’ansia anche ai piu’ maniaci del pulito.

Ci troviamo indiscutibilmente di fronte alla stella Michelin dei wc.

CHE SCARPE PORTARE?

In 15 giorni abbiamo usato 14 giorni i sandali Birkenstock, in camera le infradito normali e un giorno abbiamo usato gli scarponcini bassi perche’ abbiamo fatto hiking nella giungla. Con il senno di poi porterei comunque queste tre scarpe.

COME FACCIO A PORTARE A CASA TUTTI I SOUVENIR CHE COMPRERO’?

Preparatevi perche’ sto per condividere un’idea del tutto geniale.

Preambolo: siamo partiti con uno zaino da 8kg in stiva e un marsupio a testa. Siamo tornati con 16.5kg di zaino in stiva, un nuovo zaino come bagaglio a mano e l’inseparabile marsupio. Se ve lo state chiedendo, si i 16.5kg erano a testa.

Vi state chiedendo come sia possibile?  Tanto allenamento pre partenza!

Come mai cosi’ tanti kg? Abbiamo comprato piatti, bicchieri, cucchiaini, vassoi, teiere, regali per genitori/sorelle/fratelli/nipoti/amici, lampade e amache. Insomma, tutta roba a cui non potevamo assolutamente rinunciare.

Come avete letto nel primo post il mio zaino e’ stato un umilissimo 60L. A Bangkok ho pero’ trovato uno zaino che volevo assolutamente comprare perche’ in italia per 15€ potrei comprarne solo una bretella. L’ho quindi riempito e attaccato le bretelle sulla chiusura del mio zaino da 60L. Se vi state immaginando la scena, fondamentalmente avevo uno zaino su un altro zaino. In aeroporto avrei dovuto dichiarare due bagagli in stiva, ma ecco l’illuminazione: prendete l’antipioggia e coprite entrambi gli zaini, andate dall’incelofanatore di valige e fategli gli occhi dolci, fatevi incelofanare i due zaini che cosi’ sembreranno un unico bagaglio, pronto per essere spedito in stiva!

SOLDI: QUANTI, COME E DOVE LI CAMBIO?

Anche in questo caso abbiamo cambiato i primi soldi direttamente in aeroporto. Avevamo 250 euro che abbiamo cambiato in bat in modo da poter star tranquilli almeno per i primi giorni. Ci sarebbero tra l’altro serviti per poter pagare il taxi che ci avrebbe portato a Bangkok, il primo cambio e’ stato quindi una necessita’.
Normalmente abbiamo poi prelevato agli sportelli ATM con qualsiasi carta, e pagato hotel/escursioni con la carta di credito. Anche se in banca dovessero dirvi diversamente (come avevano detto a noi), all’estero prendono solo ed esclusivamente circuiti Mastercard e Visa, quindi se avete Bancomat/Maestro/V-Pay potrete solo prelevare ma non pagare direttamente ai pos.

Dear Diary: Thailand vol. III

Volume III  →  Ayutthaya

Durante il secondo giorno a Bangkok abbiamo cominciato a informarci su come poter raggiungere Ayutthaya il giorno seguente. Ci siamo affidati ad una delle tante agenzie di viaggio UFFICIALI (la nostra era su Khao San Road) che per pochi bath ci ha organizzato prima il pulmino e poi il pullman per Ayutthaya. La partenza era prevista per le 8.30 e l’arrivo verso le 11.30.  Il terzo giorno siamo quindi partiti alla volta dell’antica capitale thailandese.

Arrivati nell’antica citta’ siamo andati a posare i bagagli (qui) e abbiamo affittato due biciclette per 50 bath (1,50€ per tutto il giorno). Perche’ girare con la bici?
Ayutthaya e’ un immenso parco di rovine, statue, templi ed elefanti che camminano per la piccola cittadina. Abbiamo scelto la bicicletta perche’ dopo 2 giorni non ci sentivamo ancora sicuri a guidare lo scooter in uno stato con “la guida al contrario” ma volevamo comunque poter percorrere piu’ km di quanti avremmo mai potuto fare andando a piedi.

Pedalando in una delle giornate piu’ calde dell’intera vacanza, abbiamo ficcato il naso nel:

  • What Phra Si Sanphet
  • Wat Mahathat ( dove si trova la testa del buddha incastrata tra le radici di un albero)
  • Wat Chaiwattanaram
  • Wat Phanan Choeng

Come avrete ormai capito, non amo troppo le descrizioni sterili, ecco perche’ ho deciso di raccontare la nostra giornata in una maniera un po’ diversa, si potrebbe dire anche piu’ personale. Se la giornata potesse essere un flusso di pensieri , sarebbe qualcosa di simile a questo:

bici con ruote sgonfie, caldo atroce, templi belli bellissimi, andre alla ricerca dell’ombra che non c’e’, cocco ed altri rimedi, i gabinetti a 5 centesimi hanno l’aria condizionata e ripetono a nastro “happy” di Pharrel Williams, i passi soffici degli elefanti sull’asfalto, non passare nel fango con la bici perche’ non e’ fango ma cacca e con il caldo puzza ancora di piu’, perdere il lucchetto, cercare di comprare un lucchetto nuovo andando in giro con la foto sul telefono manco fosse un desaparecido, trovare un lucchetto alle 15.30 e poter finalmente andare a mangiare, baciarsi in un posto probabilmente sacro e farsi insultare da tutti i bambini che gridano “no, no, no” con sguardi sconvolti, scoprire di aver lasciato l’aria condizionata accesa in camera e passare da 40 gradi esterni a 5 gradi, night market che alle 9 di sera chiudono, cani, altri cani, tanti cani randagi che non ci fanno tornare a casa, panico, bussare a casa di uno per cercare di farsi riportare al resort, persona nella veranda che affila una sega, pick up che finalmente ci porta a casa.

 Suggerimenti utili:

  • abbiamo mangiato pranzo in un posto super pulito, con personale estremamente cordiale e una cucina ottima ⇒ Busaba Cafe’
  • dopo le 20.30 ad Ayutthaya non girano nemmeno i taxi e tuk-tuk. Se volete andare in centro, organizzatevi anche il ritorno perche’ difficilmente riuscirete a trovare un passaggio.
  • CANI: e su questo argomento vorrei aprire delle parentesi graffe (non tonde, non quadre ma si, addirittura graffe). Di giorno vedrete cani randagi dormire in ogni angolo della citta’, letargici e innocui; di notte non li vedrete nemmeno, sentirete solo i ringhi (al plurale perche’ sono solitamente in branco) all’imbocco di ogni via che vorrete percorrere.

Dear Diary: Thailand vol. II

BANGKOK giorno 1 e 2.

Il nostro aereo atterra a Bangkok alle ore 9.40 di mattina e siamo finalmente turisti in servizio verso le 13.Ora di pranzo. Dopo mille miliardi di ore di volo. Dopo la tensione della partenza/coincidenze da prendere/aspettative da soddisfare. Abbiamo inevitabilmente ridimensionato da subito il nostro piano contando sul fatto che a Bangkok saremo comunque ritornati prima di tornare in Italia. Abbiamo quindi scelto di vedere meno ma meglio questo primo assaggio di cultura tailandese.

TRASPORTO AEROPORTO – CITTA’: partendo dall’aeroporto avrete una fee fissa di 50 bat, piu’ il conto del tachimetro, piu’ altri 75 bat per i caselli che il taxi deve passare per poter entrare nella cintura del centro. Complessivamente la spesa puo’ variare dai 550 agli 800 bat.

TRASPORTO IN BANGKOK:

  • Tuk-Tuk: vi faranno sempre un prezzo che DEVE essere contrattato. Tendenzialmente in 2 potete arrivare ovunque con 250 bat.
  • Taxi: sono molto piu’ lenti dei tuk-tuk ma costano relativamente meno (quando fanno partire il tachimetro). Tendenzialmente con 150 bat fate 20-30 minuti di strada. 

Una volta posati gli zaini in hotel (questo qui), ci siamo catapultati tra le vie afose e piene di smog della citta’.

Devo ammettere che nel mio sogno di vacanza non avevo contemplato il fatto di dover convivere almeno in parte con un cosi’ alto tasso di smog.

Le prime ore potrebbero essere descritte cosi’:

  • tassisti che non sanno l’inglese e usano il tuo google map per portarti nel posto che vuoi, altrimenti ti scaricano al primo centro commerciale che pensano di aver capito.
  • temperatura esterna tra 35 -38 gradi (all’ombra)
  • temperatura dei centri commerciali da piumino cento grammi
  • temperatura nei taxi da guanti e giacca da sci.
  • E’ possibile sudare contemporaneamente in ogni millimetro del proprio corpo
  • Si deve contrattare tutto perche’ tutto puo’ avere un prezzo piu’ basso. Tranne l’acqua, quella paghereste anche oro pur di poterla bere.

Frastornati dal caos di una citta’ tanto grande quanto poco cosmopolita, decidiamo di farci trasportare dal flusso di persone. Arriviamo cosi’ al tempio Wat Arun (o anche chiamato templio dell’alba), aperto fino alle 18.30.

N.B.: Tendenzialmente i templi chiudono verso le 15.30-17.00, pianificate quindi quelli con la chiusura anticipata di mattina  e quelli con la chiusura verso le 17-18 nel pomeriggio.

Se siete curiosi come lo siamo stati noi, vi perderete dietro alle storie raccontate intorno ai buddha, le tradizioni, gli omaggi, gli incensi e non riuscirete a vedere piu’ di due templi al giorno.

OFF-TOPIC:quando dico che ci siamo fatti trasportare, non lo dico tanto per dire. In uno dei templi un ragazzo della sicurezza e’ venuto a prenderci perche’ stavamo andando nelle camere private dei monaci dove si ritiravano per dormire. Forse potevamo capirlo essendo gli unici a “passeggiare” in quell’area, ma la curiosita’ ci ha spinti verso l’infinito e oltre.

La prima sera abbiamo voluto fare gli splendidi andando a cena da Gaggan, il miglior ristorante stellato dell’intera Asia. Piu’ che una cena e’ stato uno spettacolo andato in scena portata dopo portata, bicchiere di vino dopo bicchiere di vino. Questa e’ stata la spesa piu’ grossa affrontata in tutto il viaggio: 700€ di cena per due persone, 28 portate e innumerevoli bicchieri di vino che accompagnavano al massimo 3 portate l’uno. Inutile spiegare quanto sia stato difficile uscire dal ristorante mantenendo un minimo di decoro. Avendo peccato in lucidita’ verso la fine della serata, non saprei dirvi chi dei nostri 3 umili e servizievoli camerieri ci ha chiamato il taxi per riportarci all’hotel. Un servizio impagabile.

Il secondo giorno ci alziamo con tutta la calma che un dopo sbronza puo’ richiedere, facciamo check out, ci spostiamo in un hotel un po’ piu’ centrale ( questo qui) e andiamo alla scoperta del tempio che devo ammettere mi e’ rimasto piu’ nel cuore: il Wat Pho, il piu’ grande e anche il piu’ antico a Bangkok.

IMPORTANTE: per poter entrare nei templi bisogna rispettare un dress code molto rigido sia per gli uomini che per le donne. Bisogna sempre avere le spalle coperte, per gli uomini i pantaloncini devono essere fino al ginocchio e per le donne polpaccio, si puo’ entrare solo ed esclusivamente scalzi.

Ammaliati dall’immensità dei Buddha, dalla sontuosita’ architettonica e dai canti di preghiera, decidiamo di muoverci verso il centro solo verso le 15.30, quando ormai l’appetito aveva cominciato a farsi sentire prepotente.

Dopo un buon piatto di green curry con lo sticky rice ci rimettiamo in cammino verso il quartiere piu’ festaiolo di Bangkok: Khao San Road.

Il quartiere si articola su una infinita’ di stradine coperte di bancarelle e negozi che si trasformano di notte per poter approcciare una clientela piu’ giovane e in cerca di cibo e divertimento. Ci imbattiamo (o forse sarebbe meglio dire che loro si sono scontrati con noi) nei rivenditori di gas esilarante. Devo ammettere che per una decina di minuti abbiamo anche pensato di provarlo, poi una serie di sfortunati eventi mi sono passati per la testa: la possibilita’ di rimanere talmente intontito da farmi portare via borsa, soldi, telefono, passaporto; dover andare all’ambasciata per lo smarrimento del passaporto passando da un internet point con un tailandese che non parla inglese, farmi stampare la cartina, doverci andare senza google map, chiedere soldi a dei turisti per poter mangiare, non aver soldi per poter chiamare casa e dire che in fondo sono ancora viva, per poco, ma sono ancora viva. Abbiamo quindi abbandonato l’idea e sulla via del ritorno ci siamo informati sugli effetti che il gas esilarante poteva procurare: ECCO, NO, NON PROVATELO.

Dear Diary: Thailand vol.I

L’idea di partire per la Tailandia e’ nata in un piovoso week end di febbraio e ha cominciato a prendere forma solo a fine maggio, quando ormai mancavano poche settimane alla partenza.
Ebbene si, il nostro viaggio aveva solo un aereo prenotato andata e ritorno, molte idee confuse su cosa fare e come farlo, ma una gran voglia di partire e di scoprire questa terra magica.

Fin da subito amici, parenti, conoscenti e appena conosciuti ci hanno sconsigliato di partire per la nostra destinazione durante il periodo delle pioggie (si, l’abbiamo rischiata a partire le ultime due di giugno). Il periodo di ferie pero’ non era spostabile, la pioggia non ci spaventava, siamo quindi andati avanti per la nostra strada.  Come ci siamo oragizzati?

A marzo abbiamo acquistato i biglietti aerei.
Ad aprile abbiamo fatto il passaporto.
A maggio ho cominciato a delineare l’itinerario con i giacigli che avrebbero accolto le nostre stanche membra.

Il programma originario prevedeva in 15 giorni il giro ad anello Bangkok – Ayutthaya – Chiang Mai – Chiang Rai – Phuket – Bangkok. E si, lo so che lo state pensando, e’ stato decisamente ottimistico!
Vorrei dedicare quindi questo post a quello che e’ stato tutto il lavoro step by step che ci ha portati al 18 giugno con la valigia imbarcata e il sedere sul Boeing 737-800 con destinazione Istanbul e poi Bangkok.

BIGLIETTO AEREO
Prenotato il 10 di marzo su Tripsta, abbiamo scelto come aeroporto di A/R Bologna (BLQ). Abbiamo pagato 465 € a testa il biglietto A/R con un bagaglio in stiva di 30kg e la possibilita’ di portare un bagaglio a mano. Non esistono voli diretti, noi infatti abbiamo fatto scalo sia all’andata che al ritorno a Istanbul.

Piccola curiosita’:
Se il vostro scalo supera le 6 ore potete prendere in considerazione di uscire dall’aeroporto e visitare la citta’ che vi ospita per quelle poche ore di soggiorno. Come in questo caso, l’aeroporto si trova a mezz’ora di taxi dalla citta’, quindi potete pensare di andare a mangiare nella piazza centrale e ritornare in tempo per il vostro volo. Non servono permessi particolare, bisogna solamente ripassare dai controlli.

DOCUMENTI
Obbligatorio il Passaporto, senza il quale e’ impossibile partire. Se dovete farlo, tenete conto di fare la richiesta un mese e mezzo prima, in modo da essere sicuri di riceverlo prima della partenza ufficiale.
Se avete intenzione di noleggiare l’auto vi serve la patente internazionale, anche questa va richiesta almeno un mese prima alla motorizzazione.
Assicurazione base per il viaggio, questo perche’ nel caso in cui aveste bisogno di assistenza medica o legale potreste dover sborsare ingenti cifre anche solo per un semplice gesso/taglio. Noi ci siamo affidati a un sito online (Imaway) che garantisce una buona coperta a partire gia’ da 40€.

ZAINO PER IL VIAGGIO
Ho pensato molto a come organizzarmi in modo da avere tutto l’occorrente senza dovermi caricare un peso impossibile da portare a spalle. Ho scelto quindi uno zaino da 60L (questo qui), con:

  • 7 mutande
  • 7 calzini (oggi ne porterei solo 2)
  • 3 reggiseni
  • un paio di scarpe da trekking
  • sandali per camminare
  • infradito
  • 3-4 magliette
  • un pantalone lungo leggero
  • 1-2 vestiti lunghi leggeri
  • telo in microfibra
  • 2 costumi
  • un cappello
  • coltellino svizzero
  • shampoo + bagnoschiuma + balsamo
  • spazzolino e dentifricio
  • presa elettrica universale
  • 1 powerbank
  • borsa dei medicinali

Personalmente, oltre a quanto elencato ho portato anche

  • la macchina fotografica (corpo + 3 obiettivi), telecamera tipo gopro, 3 batterie e due sim
  • salviettine a non finire
  • spazzola + forcine + fasce capelli

MEDICINALI, cosa portare?
La risposta e’ molto semplice: di tutto. E con di tutto, intendo veramente per tutte le evenienze.
Noi ci siamo organizzati in modo tale da poter bere tutti i giorni una bustina a testa di fermenti lattici (visto il caldo, l’acqua e la condizione dei bicchieri in giro ci e’ sembrata la cosa piu’ giusta da fare).

  • tachipina
  • moment
  • imodium
  • fermenti lattici
  • antibiotico per 5 giorni
  • cortisone (bentelan)
  • antirepellente
  • aloe per le scottature
  • cerotti e garze q.b.

Nota a posteriori:
se dovessi ripartire oggi, viaggerei ancora piu’ leggera.
Siamo partiti con il solo bagaglio in stiva e siamo tornati con un bagaglio di peso doppio in stiva piu’ quello a mano ma avremmo voluto poter portare a casa molta piu’ roba.

Una vita in ferie

Ferie a Marzo e dove vado? Ancona!
Si, anch’io ero un po’ perplessa prima di essere travolta dalle meraviglie della regione, e devo ammettere che mi sono positivamente stupita per quanto le Marche abbiano da offrire.

Il patrimonio naturalistico marchigiano è imponente: quasi 90.000 ettari del territorio sono ricoperti da due parchi nazionali (Monti Sibillini e Gran Sasso e Monti della Laga), quattro parchi regionali (Monte ConeroSasso Simone e SimoncelloMonte San Bartolo e Gola della Rossa e di Frasassi) e sei riserve naturali (Abbadia di FiastraMontagna di TorricchioRipa BiancaSentinaGola del Furlo e Monte San Vicino e Monte Canfaito).

Avendo una settimana di tempo da condividere con il mio marchigiano, le attivita’ sono veramente innumerevoli:
– Montefeltro a cavallo
– Parco del Conero con Maia e la vista immensa della natura montuosa a ridosso del mare
– trekking sul Gran sasso
– trekking Monti Sibillini

… l’idea e’ quella di condividere la bellezza del nostro territorio italiano che non ha nulla da invidiare a quello straniero, di valorizzare i piccoli comuni che gia’ si sono mossi in questo senso, offrendo strutture idonee e organizzando eventi per i turisti che vogliono conoscere questo spicchio d’Italia. La proposta e’ quella di riprendere in mano cio’ che e’ nostro con il mezzo del territorio e il fine della meraviglia (Manzoni 200 anni fa diceva ” la poesia e la letteratura in genere deve proporsi l’utile per iscopo, il vero per soggetto e l’interessante per mezzo).

Vi aggiorno presto!!

 

 

Mi capita che

Come cambia il mondo. Sono andata fino in Islanda e non ho visto nemmeno una parvenza di striscia verde nel cielo. L’aurora la si vede solo d’inverno. Poi in una giornata che poteva essere perfetta semplicemente già così com’era ecco che il mondo ti stupisce. L’hanno ufficialmente chiamata “l’aurora boreale del Piemonte”. E io mi ricorderò sempre mia sorella che me la indica, io che accosto la macchina e noi che ci godiamo questo spettacolo. Non me la spiego, ma cerco di spiegarmela lo stesso. Nell’assurdità del reale forse la risposta è in quel karma magico, quello che ti fa capire che le cose da soli sono fighissime, ma poterle condividere con qualcuno sono la vera essenza.

Prato nevoso

Video disponibile online:

Mollare o non mollare, spaghetti o non spaghetti

Premessa: sto scrivendo questo post dal caldo lettuccio, con due cuscini sofficissimi dietro la schiena, uno ancora piu’ soffice dietro il collo e la possibilita’ di alzare le mani fino al massimo alla tastiera del pc. Anzi, a dirla tutta mi sto pure sforzando a scrivere.
Non sono stata investita e non sono ingessata fino al collo, ma la sensazione e’ piu’ o meno quella.

Premessa due: non usero’ mai piu’ lo snowboard se non in condizioni super ottimali.
E adesso vi spiego la giornatina di ieri.

Partenza h8.00 da Torino decidiamo di andare a sciare a Prali. In macchina ho i miei fidi sci da alpinismo (non vi mollero’ mai piu’ lo giuro) e una tavola da snow (quella del mio compagno d’avventura). Arrivati a Prali le condizioni non sono esattamente quello che ci aspettavamo tanto che alla biglietteria ci avvertono che potrebbero chiudere gli impianti a breve a causa delle raffiche che si stavano creando. Decidiamo di salire lo stesso, non ci siamo fatti un’ora e mezza di macchina per niente. Saliamo sulla seggiovia e arriviamo alla Capannina, il primo rifugio di Prali. Entriamo dentro a fare colazione: panino al miele e amaro all’albicocca per me, un bicchiere di genepi e un croissant per il mio socio. Nel mentre aspettiamo l’altra ragazza che condividera’ con noi la giornata sulle piste.

Dopo la colazione super riscaldante siamo pronti per la prima discesa: a bomba, un po’ fuoripista e con le gambe che sento tutto il caldo dell’alcol appena bevuto (e di genepi ne aveva veramente tanto). Prendiamo nuovamente la seggiovia ed e’ in quel frangente che ho cominciato a delirare. Vista la pista molto battuta i miei sci da alpinismo non erano l’ideale, perche’ non prendere la tavola?

La rovina.

Scendo quindi alla biglietteria, prendo una bella tavola a noleggio (una bananona molto figa) e mi butto sulla seggiovia. Pensavo di essere una chiavica e invece devo dire che me la sono sentita veramente bene. Fino alle due. Poi, il degenero.

All’una e mezza siamo ritornati in baita per fare un boccone di pranzo e quando siamo uscita la mia tavola non era piu’ la stessa. Il freddo e il vento avevano creato una patina di ghiaccio sul fondo della mia tavola che abbiamo grattato via alla bene e meglio. La sento che fa quello che vuole lei invece che seguire il mio equilibrio (molto precario). Come sempre, sono l’unica disagiata ma per non far pesare la situazione cerco di scendere e curvare come se niente fosse. In un micro secondo mi parte la tavola, batto una facciata sulla neve dura, il polso si gira male, la spalla di conseguenza, la mascherina sbatte contro il mio zigomo e sento solo gli occhi chiudersi e la testa che pensa “non ti sei fatta niente, non e’ assolutamente niente”. Mi giro a faccia in su peggio di una tartaruga dopo una sbronza colossale e vedo il sole. Con una raffica di vento, ma vedo il sole. I miei compagni di avventura vedono la caduta e tra un misto di preoccupazione e risata mi aiutano ad alzarmi. Quella e’ stata la discesa piu’ lunga mai fatta, la voglia di togliere la tavola e riabbracciare i miei amati sci.

Ma che cosa ho imparato? Che cosa voglio veramente condividere con voi?
Forse che se non provi fino in fondo non puoi dire che una cosa non ti piaccia. O forse che ci si imbatte nel proprio destino sulla strada presa per evitarlo.