La riviera del Conero: le piu’ belle spiagge da vedere

Quando leggete che la regione Marche e’ adatta per tutti i tipi di turismo, non e’ la solita frase che si legge per accattivare i viaggiatori creduloni. E’ una regione veramente polivalente dove si puo’ pianificare una vacanza che rispetti al 100% le proprie esigenze.

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In questo articolo parliamo delle spiagge che vi aspettano in questo stupendo territorio e che si adattano perfettamente sia per la vacanza in famiglia sia per i viaggiatori in cerca di qualcosa di un po’ piu’ selvaggio.

(Se invece avete un cane e volete giustamente condividere le vacanze con lui ci sono queste spiagge qui!)

Qui ti consiglio la guida per poter conoscere Le Marche ed Ancona.

SPIAGGE ADATTE A TUTTI:

  1. Spiaggia di Portonovo

    81569376_789454461520444_7731166296460492800_nLa baia di Portonovo viene anche definita la Baia Verde per la sua peculirità di essere completamente immersa nella natura del Parco del Conero e lontana dalle strade più trafficate. Vi troverete in una vera e propria oasi di verde e azzuro, tra acque cristalline e panorami mozzafiato. Perfetta per una giornata di sole e mare e… buon cibo naturalmente!
  2. Spiaggia di San Michele

    Certificata Bandiera Blu 2018, la spiaggia si trova nel Comune si Sirolo. Dal centro storico di Sirolo potete raggiungere questa meravigliosa baia percorrendo a piedi il sentiero che parte dal Parco della Repubblica.
  3. Spiaggia dei Sassi Neri

    Prende il nome dalle rocce scure del suo fondale. Si raggiunge a piedi dalla spiaggia di San Michele. La spiaggia e’ a ghiaia fine, ciottoli e roccia. Si alternano tratti di spiaggia libera e tratti con stabilimenti balneari.
  4. Spiaggia del Passetto

    La spiaggia del Passetto di Ancona è la spiaggia degli anconetani, molto frequentata dai cittadini per una tintarella o un tuffo veloce, magari approfittando della pausa pranzo. La spiaggia è situata alla fine del Viale della Vittoria, nel quartiere Adriatico, dove la zona della pineta si affaccia a strapiombo sul mare. Dal bianco e maestoso Monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale si scende per una grande scalinata che conduce alla spiaggia del Passetto. Se amate la “vita facile”, potrete invece utilizzare un comodo ascensore (operativo nel periodo estivo).

SPIAGGE SELVAGGE

  1. Spiaggia delle due Sorelle

    La spiaggia delle due sorelle è chiamata in questo modo per i due scogli gemelli che emergono dalle acque di questo mare limpidissimo, che se visti da nord assomigliano a due suore poste in preghiera. Essendo raggiungibile solamente via mare, questo tratto di spiaggia bianca, a ridosso del Conero, è un gioiello di natura incontaminata, senza nessun servizio.
  2. Spiaggia del Trave

    Tra Ancona e Portonovo, qui c’è un angolo particolarmente amato dagli anconetani: il Trave, una lingua rocciosa che si allunga nel mare, il Monte Conero tuffandosi verticalmente nel mare, prosegue poi per almeno un chilometro all’interno della acque dell’Adriatico come una banchina naturale.
  3. Spiaggia di Mezzavalle

    Completamente immersa nella natura del Parco del Conero, per raggiungerla bisogna affrontare un ripido stradello (più o meno 10 minuti di cammino), ma lo scenario che troverete davanti a voi, una volta arrivati in fondo, vi ripagherà di qualsiasi fatica.

    Non troverete lettini e ombrelloni, ma solamente un piccolo bar/trattoria su una lunga spiaggia bianca: il verde selvaggio del Monte Conero dietro di voi e l’azzurro cristallino del mare di fronte ai vostri occhi.

Week end in Valle d’Aosta

Come organizzare un week end in Valle d’Aosta?

Cosi’ come per tutte le regioni d’Italia possiamo certamente affermare che abbiamo l’imbarazzo della scelta su dove andare e che cosa fare, perche’ ovunque si decida di andare alla fine si cade sempre in piedi.

Questo e’ stato il nostro umile itinerario che ha voluto unire due giorni di sci a un po’ di sano turismo, il tutto smorzato dalle esigenze del nostro piccolo Noah (2 mesi e mezzo) che ovviamente non poteva stare infinite ore al freddo.

Siamo quindi arrivati il giovedi’ sera al nostro agriturismo e abbiamo passato la maggior parte del week end tra le piste e Courmayeur (ne parlo qua).

La nostra mini-vacanza e’ stata cosi’ speciale anche perche’ abbiamo avuto la fortuna di vivere e dormire in una realta’ come ne rimangono ormai poche. Un agriturismo (la Reve) mandato avanti da 3 donne che si occupano di tutto: dalla pulizia delle stanza, alla colazione del mattino con i loro prodotti a km 0, alla cura delle capre, pony, cavalli e della fattoria in generale. Quello che abbiamo veramente apprezzato e’ stato lo stile famigliare (tanto e’ vero che nel periodo in cui abbiamo soggiornato non potevano offrire il servizio di ristorazione perche’ avevano le capre a cui badare che avrebbero partorito da li a poco).

La domenica mattina abbiamo invece deciso di partire abbastanza presto e dedicarci a un po’ di turismo.

Aosta

Aosta (580 m), capoluogo regionale della Valle d’Aosta, si estende a ventaglio al centro della regione, in un’ampia pianura circondata da alte montagne, tra cui il Grand Combin e il Mont Vélan a nord, il Mont Emilius e la Becca di Nona a sud e la Testa del Rutor a ovest.

Aosta sorge alla confluenza delle strade che conducono in Francia e in Svizzera attraverso i trafori del Monte Bianco e del Gran San Bernardo e, solo in estate, anche attraverso gli storici passi alpini del Piccolo San Bernardo e del Gran San Bernardo.

 

83621330_492940904951505_46484899196043264_nNoi abbiamo deciso di dirigerci nel capoluogo in mattinata, e dopo un’oretta di macchina da Courmayeur siamo giunti a destinazione per la colazione in uno dei posticini piu’ magici in cui abbia mai sorseggiato un cappuccino. Un bar (Fleurs Folie) che sa di tisaneria vecchio stile, di fioraio, di negozio d’arredamento boho chic e che in realta’ e’ probabilmente la migliore espressione di quelle che possono essere gli interessi della proprietaria.

 

Forte di Bard

Dopo la mattinata ad Aosta abbiamo proseguito per la nostra strada del ritorno facendo pero’ ancora una tappa (obbligatoria) in uno dei posti che mi ha affascinato di piu’: il forte di Bard. Noto anche per esser apparso nelle riprese degli Avengers, e’ rimasto pressoché intatto dal momento della sua costruzione, rappresenta uno dei migliori esempi di fortezza di sbarramento di primo Ottocento.

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Qui ci siamo fermati a Casa Ciuca per un pranzo in perfetto stile valdostano con piatti che avevano tutto il sapore delle ricette di una volta. Se andate a visitare il forte nell’orario dei pasti, questa deve essere assolutamente la vostra meta… la polenta con il cinghiale e’ imperdibile!

 

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img_8062Le funivie del monte Bianco – Skyway

Come sono nate ed evolute le funivie del monte Bianco? Ecco perche’ consiglio di fare lo Skyway al meno una volta nella vita!

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img_8060Cosa fare due giorni a Courmayeur (con infante)

 

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Le funivie del monte Bianco – Skyway

L’idea di collegare le due stazioni più prestigiose delle Alpi (Courmayeur e Chamonix) attraverso il cuore del massiccio del monte Bianco, nacque dall’immaginazione per l’epoca fervida e quasi matta del Conte Lora Totino. Essendo già operativa la funivia che collegava La Palud con Rifugio Torino (3335 m.), si trattava di costruire un troncone di 250m e di 150m di dislivello per raggiungere punta Helbronner per poi unire le due stazioni mediante la Liason.

La cabina

La terza sezione, iniziata nella primavera del 1954 e collaudata nel 1957, congiunge il rifugio Torino a l’Aiguille du Midi, passando per la punta Helbronner e il Gros Rognon, provvidenziale sostegno naturale. Qui nella foto in alto c’e’ la cabina va e vieni che collegavano la stazione del rifugio Torino a punta Helbronner. Il 19 aprile 2012 l’ultimo tratto della funivia e’ stato smantellato per i lavori di rifacimento terminati poi nel 2015.

Le funivie Monte Bianco oggi e le Terrazze panoramiche del Rifugio Torino

La tratta La PaludRifugio Torino e’ oggetto di costante rinnovamento tecnologico continuando il regolare esercizio turistico. Permette infatti di raggiungere entrambe le terrazze panoramiche di Rifugio Torino a 3335m e 3375m (balconi naturiali su Courmayeur), punto ad oggi piu’ vicino alla vetta del Monte Bianco raggiungibile con mezzi meccanici.

Skyway Monte Bianco non è solo una funivia per arrivare a 3.466 metri. È un’idea: avvicinare l’uomo alla montagna e al cielo, allargare gli orizzonti e superare i confini. Panorami da esplorare ed il cielo da incontrare.

 

Capanna Margherita

Tra gli articoli protagonisti della rubrica non poteva mancare un pezzo dedicato ad uno tra i grandi classici delle montagne valsesiane.

La Capanna Margherita.

Descrivere ciò che questo luogo suscita in me non è affatto semplice, perché rappresenta una varietà innumerevole di sfumature emotive.

E’ uno dei simboli dell’epopea che ha segnato l’inizio della storia alpinistica sulle Alpi italiane a cavallo tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900.

E’ simbolo di orgoglio per gli abitanti di una valle che si sono occupati della sua costruzione e da oltre un secolo hanno a cuore il suo mantenimento.

E’ oggetto del desiderio per molte persone per cui raggiungere i suoi 4554 m rappresenta il coronamento di un sogno.

E per il sottoscritto? Cosa rappresenta? Rappresenta l’apice di un viaggio. Un viaggio che ogni volta e per motivi diversi è sempre emozionante. Ogni volta che sono tornato da lassù l’ho fatto portando con me uno zaino carico di emozioni.

Ricordate la storia di Alice che attraverso la tana del coniglio cadde nel Paese delle Meraviglie? Ecco.

Allo stesso modo, per me, ogni volta che varco la soglia della cabina della funivia di Alagna inizia un viaggio attraverso il mio Paese delle Meraviglie.

IMG_3438Un viaggio che mi spinge ad avventurarmi in luoghi isolati e selvaggi, vicino al cuore di quel gigante fatto di roccia e ghiaccio qual’è il Monte Rosa. Talmente vicino che sembra quasi di avvertirne il respiro ed il battito del cuore.

Prima attraverso il Vallone dell’Olen e successivamente dal Passo dei Salati, la funivia sale velocemente dai 1200 m di Alagna in direzione di Punta Indren a 3200 m. Dai grossi vetri delle cabine si può osservare la metamorfosi dell’ambiente, man mano che la quota aumenta. gli alberi si fanno più radi. I pascoli lasciano il passo alle pietraie, le cui diverse tonalità di grigio dipingono un ambiente dall’aspetto austero e lunare.

E’ il primo contatto con la montagna, ma è già sufficiente per incutere un certo timore reverenziale.

D’improvviso la cabina della funivia termina la sua corsa, le porte automatiche si aprono ed un soffio di aria fredda e pungente sbatte violentemente sul viso. L’ambiente esterno ha cambiato nuovamente aspetto e le rocce, in parte, hanno lasciato posto all’azzurro scintillante del ghiacciaio.

Fuori dalla stazione d’arrivo della funivia, immediatamente e con un suono sordo, le porte automatiche si chiudono dietro le spalle.

Ogni volta, in quell’istante mi sento terribilmente solo al cospetto di questo gigante che sembra quasi osservarmi severo dall’alto in basso.

Il cammino inizia sulla traccia che attraverso gli ultimi lembi del ghiacciaio di Indren porta alle rocce che conducono ai rifugi Mantova e Gnifetti posti rispettivamente a 3500 e 3600 m. Questi due avamposti rappresentano il punto d’appoggio utilizzato per poter salire il giorno successivo ai 4554 m della Punta Gnifetti ed alla Capanna Margherita. Entrambi sono dotati di numerosi posti letto e varcandone la soglia e calcando il vecchio pavimento in legno si avverte immediatamente un clima particolare. Un misto di emozioni che varia dall’apparente tranquillità scanzonata delle Guide Alpine fino alla febbrile attesa di chi per la prima volta sta calcando le pendici di questa montagna consapevole che tra poche ore camminerà verso la realizzazione di un sogno. L’atmosfera è sempre particolarmente elettrizzante, alcuni chiacchierano di passate avventure in montagna, altri sistemano l’attrezzatura necessaria per la salita del giorno successivo, altri ingannano l’attesa prima del turno di cena scrutando la prima parte del pendio ed i numerosi crepacci attraverso i quali si snoda la traccia che sale in direzione del Colle Vincent.

IMG_3487Ben presto giunge la notte ed il buio cala sul Monte Rosa, è necessario coricarsi presto perchè il giorno successivo la sveglia suonerà molto presto ed è fondamentale riposare il più possibile per affrontare al meglio la salita del giorno successivo.

Dopo il suono della sveglia il rumore metallico delle attrezzature inizia ben presto a diffondersi per le stanze del rifugio e dopo la colazione, insieme ai compagni di cordata, si è pronti per iniziare a risalire il pendio del ghiacciaio del Garstelet accompagnati dalla luce delle torce frontali. Un passo avanti all’altro si percorre la traccia che scivola sinuosa tra le bocche dei crepacci, la pendenza è da subito impegnativa e non accenna a diminuire fino a che non si giunge nei pressi del Colle Vincent; davanti agi occhi si stagliano diverse cime alte più di 4000 m: a sinistra ci sono i Lyskamm e la loro impotente parete nord, mentre più a destra si possono ammirare il panettone tondeggiante che descrive la calotta terminale della Piramide Vincent e più vicino le rocce appuntite del Balmenhorn da cui spiccano il Bivacco Giordano e la statua del Cristo delle Vette, mentre più lontane ci sono le rocce scure del Corno Nero o Schwarzhorn.

IMG_3449La traccia piega decisamente a sinistra aggirando il Balmenhorn ed inizia nuovamente a salire. Ripida. Mentre i ramponi mordono la crosta di neve levigata dal vento con cadenza regolare si sale in direzione del Colle del Lys a quota 4151 m.

IMG_3476Costituito da un vasto pianoro, segna la linea di confine tra il territorio italiano e quello svizzero ed è contornato da diversi 4000: a Ludwigshoe, Corno Nero, Balmenhorn e Lyskamm si aggiungono le cime di Punta Zumstein, Punta Dufour (La più elevata del massiccio del monte Rosa) e Parrot. Mentre in lontananza si stagliano le sagome inconfondibili di Punta Gnifetti e della Capanna Margherita. Infine, il panorama è impreziosito dalla vista del Cervino metre il Ghiacciaio del Grenz scivola sinuoso in direzione di Zermatt.

Sempre dal Colle del Lys, è possibile scorgere, alla base della Cresta Est del Lyskamm orientale, un gruppo di rocce che emergono dai ghiacci.

Si tratta della Roccia della Scoperta.

Questa vetta “minore” del Rosa è legata ad una leggenda che racconta la storia di sette giovani valdostani, i quali tentarono l’impresa di valicare il Monte Rosa andando alla ricerca della cosiddetta Valle Perduta. La leggendaria Valle di origine delle popolazioni Walser con verdi pascoli, strade fatte di formaggio e fiumi di vino…

Dopo una breve sosta è tempo di rimettersi in cammino seguendo la traccia che scende brevemente in direzione del Colle Sesia giunti nei pressi del quale sarà necessario attraversare in diagonale all’ombra di alcuni seracchi. Successivamente il percorso aumenterà nuovamente la pendenza sino a giungere sotto il Colle Gnifetti e la Capanna Margherita. Dal Colle la traccia piega decisamente a destra ed attraverso un tratto di cresta molto appoggiato, conduce alla Vetta della Punta Gnifetti ed alla Capanna Margherita.

La discesa avviene per il medesimo percorso seguito all’andata. Non esistono parole per descrivere le emozioni che si provano nel momento in cui si giunge in vetta. Il paesaggio è emozionante perché spazia a 360 gradi lungo tutto l’arco alpino.

E’ pure emozionante affacciarsi dal balcone della Capanna, a sbalzo sulla gigantesca parete sud del Monte Rosa.

E’ emozionate entrare nella Capanna, le cui pareti sono piene di ricordi legati alle imprese alpinistiche eseguite sul Rosa ed alle persone che le hanno compiute.

E’ emozionante calcare il vecchio pavimento in legno della Capanna, sentirlo scricchiolare sotto il peso degli scarponi.

Persino il sibilo del vento attraverso i tiranti, riesce ad essere emozionante…e penso che potrei continuare a scrivere per ore riguardo tutto ciò senza riuscire ad essere esauriente. L’unico modo per poter cogliere fino in fondo la vera essenza di questo luogo è andarci, compiere questo viaggio, immergersi in questo Paese delle Meraviglie. Scoprirete che la leggendaria valle della felicità esiste veramente e non è poi così tanto perduta. E’ solamente questione di avere il coraggio di muovere un passo, un semplice passo nella direzione giusta, in direzione della felicità…

Consigli tecnici:

La salita non presenta particolari difficoltà alpinistiche, ma non è assolutamente da sottovalutare in quanto si svolge in buona parte in ambiente glaciale. Se non sufficientemente allenati si potrebbero riscontrare problemi di natura cardiorespiratoria dovuti alla scarsa preparazione alla quota. Inoltre deve essere prestata particolare attenzione al tratto sotto la Piramide Vincent a causa della presenza di numerosi crepacci, presenti anche in diversi altri punti della salita sotto il colle del Lys.

Se si vuole affrontare la salita alla Capanna Margherita consiglio di fare riferimento agli uffici delle Guide Alpine locali.

Segnavia: traccia su ghiacciaio
Partenza: Alagna Valsesia 1191 m
Arrivo: Punta Gnifetti – Capanna Margherita 4554 m
Dislivello: 3363 m

Autore:

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Massa del Turlo

Quante volte è successo di ricordare un luogo associandolo non solamente alle bellezze paesaggistiche o architettoniche, ma anche alle emozioni vissute trascorrendo momenti particolari…Esistono luoghi che più di altri sono in grado di risvegliare in noi suggestioni, ricordi, lacrime, o meglio ancora sorrisi.

DSC_0163Il luogo di cui vi parlerò oggi, per me, rappresenta uno di questi…un luogo dal sapore d’autunno. Che fa rivivere e sentire addosso il dolce tepore del sole di ottobre e risplendere negli occhi i colori caldi ed avvolgenti delle foglie dei faggi. Un luogo che sa di piacevoli camminate all’aperto attraverso prati e boschi. Un luogo che risveglia il dolce sapore delle risate in compagnia attorno allo scoppiettare di un fuoco, magari accompagnate da un buon bicchiere di vino rosso. Un luogo che ha il sapore dell’amicizia. Quella vera. Genuina come le persone di montagna.

Il luogo di cui vi vorrei parlare oggi è la Massa del Turlo.

La via di salita più seguita per questa montagna inizia dalla località Barattina, una frazione di Varallo Sesia. L’itinerario è piuttosto lungo e per questo motivo sovente si sceglie di salire in auto lungo la carrozzabile che conduce all’Alpe Piane. Quì si prende il sentiero che sale alla vicina chiesetta, sorpassa a monte il Rifugio Camosci, attraversa un ampio alpeggio e superando una prima faggeta raggiunge la Sella di Vaneccio. proseguendo lungo l’ampia dorsale il bosco si fa via via più rado si perviene prima alla Bocchetta Schillottà e successivamente, tagliando in diagonale un tratto di cresta rocciosa, si raggiunge la cima di Ventolaro.

DSC_0149Continuando lungo la cresta si guadagna facilmente un’anticima, quindi la Bocchetta del Sonato ed infine la cima della Massa del Turlo dominata da una enorme croce in ferro. Dalla vetta si gode di un meraviglioso panorama su gran parte dell’arco alpino occidentale, sui laghi d’Orta e Maggiore e su numerosi paesi della Val Strona e Val Sesia.

Nota:
Poco al di sotto della cime si stacca un itinerario molto interessante, ma altrettanto impegnativo, che conduce alla vetta del Monte Capio.

L’itinerario di discesa ricalca fedelmente quello seguito all’andata ed in circa un’ora riconduce nuovamente all’Alpe Piane.

L’escursione di per se non presente alcuna difficoltà eccessiva, inoltre il dislivello modesto la rendono accessibile ed adatta a tutti.

Questo luogo è per me così caro perché penso rappresenti molto bene lo spirito con cui vivo la Montagna. Perché montagna non è necessariamente sinonimo di dislivelli a 3 cifre, scalate oltre il sesto grado o traversate su ghiacci perenni a temperature polari.

Montagna è anche e soprattutto sinonimo di amicizia, allegria, attimi felici condivisi insieme alle persone a cui vogliamo più bene.

Attimi e persone che lasceranno un ricordo indelebile e contribuiranno a dare quel sapore speciale a quei luoghi che hanno fatto da contorno a tutto questo…DSC_0194.jpg

Consigli tecnici:

Nonostante l’itinerario percorso non presenti particolari difficoltà, consiglio di non percorrerlo durante i mesi invernali soprattutto in caso di innevamento abbondante.

Segnavia: 620
Partenza: Alpe Piane di Cervarolo 1222 m
Arrivo: Massa del Turlo 1959 m
Dislivello: 737 m


Autore:

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Boca e le sue colline in Mountain Bike

Settembre, mese di cambiamenti.

L’estate pian piano si affievolisce lasciando spazio all’autunno, il caldo intenso del sole estivo si trasforma in un tepore più dolce, meno intenso.

Lentamente, le foglie cambiano colore ed il verde brillante si trasforma nei colori dorati tipici della stagione autunnale.

Settembre è anche il mese in cui l’uva giunge a maturazione ed è pronta per essere colta e trasformata in buon vino.

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Immaginatevi di percorrere in sella alla vostra mountain bike un sentiero sterrato, immersi in un paesaggio fatato in cui i boschi selvaggi si alternano a filari di vigneti. Ordinati. Precisi.

Settembre offre tutto questo a chi avrà la fortuna di attraversare in mountain bike le colline di Boca.

Situato nella zona nord orientale del Piemonte, questo complesso collinare, famoso soprattutto per la produzione vinicola, dispone di una fitta rete di sentieri attraverso i quali potrete scoprire luoghi dal fascino e dal sapore unici.

Oggi descriverò l’itinerario che partendo dal Comune di Grignasco si snoda attraverso le colline sovrastanti il Santuario di Boca, sconfina verso i vigneti di Cavallirio per poi tornare al luogo di partenza attraversando fitti boschi di castagni.

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La partenza si trova nei pressi del Campo Sportivo di Grignasco, da qui si prosegue su strada asfaltata in direzione delle piccole frazioni di Sagliaschi e Torchio.

Immediatamente dopo aver superato le ultime case dei centri abitati la strada inizia a salire.

Dolcemente, senza strappi eccessivi la striscia d’asfalto si muove sinuosa tra i vitigni di Nebbiolo ed i boschi di latifoglie sino a giungere alla Selletta della Traversagna immersa tra i vigneti della Cascina Finazzi.

Dalla Selletta si scende velocemente in direzione di Boca, ma subito dopo poche centinaia di metri si svolta verso destra abbandonando l’asfalto e percorrendo un piacevole sentiero sterrato che prosegue in discesa sino ad incrociare un bivio in cui è segnalato il sentiero numero 784. Dal bivio si svolta a sinistra e si prosegue, nuovamente in discesa, sino ad incontrare sulla destra un sentiero secondario che si stacca in decisa salita. Il tratto in ascesa è piuttosto breve e ben presto si torna a scendere veloci sino ad incontrare un sentiero più largo contrassegnato dal segnavia 785. Poco dopo si abbandona questa traccia per affrontare un nuovo tratto in salita che si stacca verso sinistra fino a raggiungere un falsopiano su cui incontra un ampio sterrato. Successivamente un breve tratto in saliscendi si trovano sulla sinistra le indicazioni che portano alla Torre di Cavallirio, raggiungibile dopo aver vinto una breve ma ripida salita. Dalla sommità dei ruderi dell’antica torre medioevale si gode di uno splendido panorama verso Boca, il suo Santuario, le colline e le vigne.

La bellezza del paesaggio vi lascerà incantati, ma ben presto dovrete destarvi dall’inebriante effetto causato da cotanta bellezza perché sarà tempo di affrontare il percorso di ritorno!

Dai ruderi si percorre in discesa il sentiero seguito all’andata tenendo in considerazione le indicazioni con il segnavia numero 785 che condurranno ad un breve tratto in asfalto. Proseguendo verso destra ed oltrepassando un ponticello in pietra si ritrova il sentiero 784 che permette di raggiungere nuovamente il percorso fatto all’inizio ed, attraversando nuovamente le splendide vigne di Boca, riprende la Provinciale della Traversagna e percorrendola si tornerà a Grignasco.

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Consigli tecnici:

Il percorso non presenta particolari difficoltà e può essere svolto durante tutto l’anno. Il periodo migliore per godere dello splendido panorama rimane comunque la prima parte dell’autunno.

Partenza: Grignasco 322 m
Arrivo: Torre di Cavallirio 475 m
Distanza: 18,2 km
Dislivello: 503 m

 

Monte Fenera

Vi siete mai resi conto di quanto possano cambiare, le cose, le persone o le situazioni a seconda di come cambia la prospettiva con cui le osserviamo?

Riuscire a guardare le cose da prospettive diverse, a volte, può darci la possibilità di scoprire volti, mondi e situazioni completamente nuovi.

Oppure coglierne aspetti apparentemente nascosti.

In questo modo, io, ho imparato ad apprezzare il Monte Fenera ed i boschi circostanti che formano il territorio del Parco Naturale che prende il nome da questa montagna dalle forme dolci ed arrotondate.

Forse per troppo tempo l’ho guardato con occhi superficiali e distratti senza accorgermi dell’enorme ricchezza custodita sui suoi pendii, ma da quando ho iniziato a percorrere in mountain bike i suoi sentieri, immergendomi nel fitto dei suoi boschi, ho imparato a conoscerlo meglio.

Ho imparato a guardarlo con occhi diversi.
Ho imparato ad apprezzarne a fondo la rara bellezza.

E’ possibile salire in mountain bike la cima del Monte Fenera sfruttando i diversi percorsi che salgono lungo le sue pendici. Io sono solito salire da Grignasco percorrendo la strada che conduce alla piccola frazione di Mollia D’Arrigo da cui ha inizio il sentiero sterrato che, attraverso alcuni lievi saliscendi, conduce alle cascine di Bertasacco. Alla sinistra delle cascine si incontra il percorso che scende al complesso delle Grotte di Ara, parte di un complesso più ampio, in cui sono stati rinvenuti reperti archeologici che testimoniano la presenza umana sin dall’epoca dell’Uomo di Neanderthal.

Il mio percorso prosegue, invece, mantenendo la destra e conduce, sempre in discesa, sul fondo del vallone formato dal Rio Magiaiga che si attraversa percorrendo l’antico ponte in pietra detto “della Boretta”.

Immediatamente dopo aver attraversato il torrente il sentiero inizia a salire ripidamente e dopo aver superato alcuni tornati sbuca nei pressi della Cascina Paradiso, un complesso rurale ormai abbandonato che sorge in una zona particolarmente soleggiata da cui si gode di una magnifica vista sulla bassa Valsesia fino alla pianura.

Il sentiero continua la sua salita, ma diventa lastricato e attraverso un tratto a gradoni conduce alla frazione Cerianelli da cui in breve e per strada asfaltata si giunge alla Colma Fenera di Valduggia. L’abitato è caratterizzato dall’antico campanile della chiesa di Santa Maria Maddalena e sorge su una sella posta a ridosso di una imponente parete rocciosa prospiciente la vetta del Monte Fenera.

La posizione particolare fa si che il profilo del campanile, ben visibile anche da fondovalle, contraddistingua inequivocabilmente l’abitato.

Da Colma il sentiero torna ad essere nuovamente sterrato ed in leggera salita, attraverso un folto bosco di castagni, percorre il fianco sud della montagna sino ad incrociare il sentiero 770 proveniente da Borgosesia. Dal bivio con il 770 si prosegue a destra e risalendo un ripido crinale si arriva a Cima Bastia, la vetta principale del Monte Fenera caratterizzata dalla presenza di una enorme croce in pietra e da cui si gode di uno splendido panorama a 360 gradi sulle Alpi e sulla pianura.

Il ritorno può avvenire seguendo il medesimo itinerario dell’andata oppure, a destra della croce si può raggiungere in discesa la sella che divide le due cime del Monte Fenera. Da qui, sempre proseguendo verso destra ed in discesa si incontra il sentiero 772 che conduce ai ruderi dell’Alpe Fenera e successivamente si ricongiunge con l’itinerario seguito all’andata poco distante dalla frazione di Colma Fenera. Da Colma è possibile ritornare a Grignasco seguendo a ritroso il sentiero dell’andata oppure scendere per strada asfaltata fino a Valduggia e da qui su strada statale seguire le indicazioni per Borgosesia e poi per Grignasco.

Queste poche parole probabilmente non hanno reso onore a tutta la bellezza custodita sulle pendici di questa montagna. I sentieri, le grotte ed i piccoli borghi sono solamente una piccola parte delle bellezze custodite in questo luogo.

Unico.

Nella sua semplicità e nella sua bellezza.

Consigli tecnici:

L’itinerari descritti possono essere percorsi durante tutto l’anno e non presentano particolari difficoltà.

Segnavia: 772
Partenza: Grignasco 322 m
Arrivo: Monte Fenera 899 m
Dislivello: 577 m


Autore:

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Corno Mud

La prima volta che tentai di salire al Corno Mud fu la scorsa estate.

Le foto della bella cresta terminale ed il grandioso panorama visibile dalla vetta avevano fatto nascere in me la curiosità di voler vedere di persona la bellezza ammirata in fotografia, ma il primo tentativo, salendo dal versante di Alagna, non andò a buon fine a causa del mal tempo e successivamente dedicai la mia attenzione ad altre vette lasciando, così, in sospeso la questione con il Corno Mud.

Questione che ho ripreso pochi giorni fa quando ho portato a termine la salita, questa volta percorrendo il sentiero che sale dal versante di Rima San Giuseppe.

Il sentiero inizia dall’abitato di Rima San Giuseppe dove è possibile lasciare l’auto in uno dei comodi parcheggi situati a margine del paese, la prima parte del percorso attraversa il borgo caratterizzato dalle tipiche baite costruite in stile Walser, per poi proseguire, attraverso un fitto bosco di larici, su una comoda mulattiera lastricata. In questa prima parte del percorso si incontrano due bivi: il primo, attraverso il sentiero 292, conduce al colle del Piccolo Altare che divide Rima da Macugnaga, mentre il secondo, seguendo il sentiero 318, porta alla vetta del Monte Tagliaferro, ma entrambi dovranno essere ignorati e si dovrà tenere come riferimento il segnavia 296.

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Superato il bivio con il 318, continuando a salire, si giunge presto all’Alpe Valmontasca dalla quale si inizia ad intravedere ed avvertire la presenza imponente della parete nord del Monte Tagliaferro. Oltrepassati i caseggiati dell’Alpe il sentiero prosegue attraverso verdi prati fino a giungere all’Alpe Vorco, da qui il sentiero costeggia una pietraia e conduce in breve a guadagnare l’intaglio del Colle Mud. Oltre il colle è possibile raggiungere il vicino Rifugio CAI Santino Ferioli e successivamente, seguendo il sentiero 208, scendere ad Alagna.

Invece, per raggiungere la vetta del Corno Mud è necessario seguire le tracce e gli ometti in pietra disseminati lungo il ripido pendio che si trova alla destra del colle.

Le tracce, prima su erba e poi su pietraia, conducono alla stretta ed aerea cresta terminale alla cui estremità sinistra è posta la croce di vetta.

Da qui il paesaggio è semplicemente S-P-E-T-T-A-C-O-L-A-R-E: si vedono i Laghi d’Orta e Maggiore, la già citata parete nord del Monte Tagliaferro ai cui piedi si trova l’abitato di Alagna Valsesia, la Val d’Otro circondata in un abbraccio dalla costiera del Corno Bianco, il Vallone dell’Olen e del Bors, per finire con la grande bellezza rappresentata dalla maestosa Parete Sud del Monte Rosa da cui scendono i ghiacciai della Sesia e delle Piode sovrastati dall’inconfondibile silhouette della Capanna Margherita alla cui destra scende ripida ed affilata la bellissima Cresta Signal.

Tutta questa bellezza si è mostrata solamente per poche decine di minuti, giusto il tempo di poter scattare qualche foto, prima di nascondersi dietro ad una fitta coltre di nubi.

Come se la montagna avesse voluto ringraziarmi per averla saputa aspettare con pazienza. Anzi, forse ha più il sapore di un insegnamento, l’ennesimo, che le montagne hanno saputo trasmettermi: c’è un tempo per ogni cosa, piccola o grande che sia. Nonostante a volte siamo costretti a dover rinunciare a ciò che vorremmo ottenere, non significa che questa privazione sia definitiva, anzi, può essere un preludio all’avvento di qualcosa di ancora più bello rispetto a quanto desideriamo.

La discesa avviene percorrendo a ritroso il percorso calcato all’andata.

Al termine dell’escursione consiglio soffermarvi a visitare l’incantevole borgo di Rima San Giuseppe, ricco di baite Walser ben conservate. Degno di nota è anche l’Eco-Museo dedicato al Marmo Artificiale, un’antica tecnica decorativa tipica del luogo.

Consigli tecnici:

Consiglio di percorrere questo itinerario da giugno a settembre/ottobre. Il percorso, fino al Colle Mud, si svolge interamente su mulattiera den lastricata e segnalata e non presenta particolari difficoltà. Il pendio dal Colle alla Vetta del Corno Mud deve essere percorso con prudenza, soprattutto in discesa, per via della pendenza e della traccia a volte non evidente.

Segnavia: 296
Partenza: Rima San Giuseppe 1411 m
Arrivo: Corno Mud 2802 m
Dislivello: 1391 m


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Monte Ventolaro e Montagna Forata

Era una fredda domenica di marzo. Una domenica uggiosa, dai tratti più autunnali che primaverili. Una di quelle domeniche in cui, ovviamente, è difficile trovare qualcuno che, nonostante il brutto tempo, abbia voglia di uscire di casa per andare a fare quattro passi in montagna, ma nonostante questo, il richiamo delle montagne, la voglia di uscire a respirare aria pulita sono stati più forti.

Più forti della pigrizia.

Più forti del brutto tempo.

Più forti della solitudine.

Così uscii di casa di buon ora con l’intento di salire il Monte Ventolaro, montagna su cui non ero mai stato.

Foto 17-03-19, 12 42 21

Lasciata l’auto nel parcheggio a fianco al Municipio di Scopa, in Valsesia, ho imboccato il sentiero sul lato opposto della strada inoltrandomi in un fitto bosco di faggi e castagni. Immediatamente dopo aver mosso i primi passi mi rendo conto di non essere solo. Ho la fortuna di poter osservare diversi animali selvatici scesi in cerca di cibo accanto al sentiero che, seguendo la bella mulattiera, sbuca nei pressi dei verdi prati all’Alpe Pian del Sasso.

Entro nella radura antistante l’alpe.

Il silenzio è rotto solamente dal verso delle ghiandaie che, allarmate dal mio arrivo, fuggono all’interno del bosco. Il contrasto tra la nebbiolina al limitare della raduna ed il loro piumaggio colorato rende l’atmosfera ancor più suggestiva.

Foto 17-03-19, 11 50 53Oltrepassati i caseggiati dell’alpe, il sentiero si tuffa nuovamente tra le braccia degli alberi fino ad incontrare la strada poderale che collega tra loro diversi alpeggi costituiti da alcune baite recentemente ristrutturate. L’ultima in sequenza è l’Alpe Piana di Biagio, oltre la quale il sentiero rientra nuovamente nel bosco, sale deciso, supera i resti di alcune baite dismesse e porta ad accostarsi all’Alpe di Scotto situata poco al di sotto della bocchetta omonima. Dalla Bocchetta è possibile raggiungere, attraverso diversi itinerari, Boccioleto; una graziosa località in Val Sermenza che sorge all’ombra dell’omonima “Torre”; un monolito di solida roccia che può essere scalato seguendo diverse vie di arrampicata immersi in un ambiente unico e suggestivo.

Il mio itinerario prosegue, invece, verso sinistra, sulla cresta erbosa che conduce alla vetta del Monte Ventolaro. Cima che ha la particolarità di essere formata da tre vette distinte da cui (con il bel tempo) è possibile osservare il panorama sia verso la Valsesia che la Val Sermenza. Oltre la vetta il sentiero degrada in basso in direzione della Cima delle Balme e si collega con i sentieri che giungono dalle vicine località Valsesiane: Scopello, Piode, Campertogno e Boccioleto.

Foto 17-03-19, 12 42 53

Decido di fermarmi qualche istante per godermi la vetta.

Inizia a scendere una leggera pioggia.

Le nuvole basse nascondo il panorama circostante.

Mi rendo conto che tutto ciò mi sta regalando un senso di pace pazzesco.

Tutto sembra immobile.

Apparentemente.

In realtà i pensieri corrono veloci trovando il giusto spazio all’interno della mia mente. Quello che agli occhi può sembrare un ambiente ostile ha saputo regalarmi attimi molto intensi.

La prima sensazione di freddo mi risveglia da questo stato di “torpore” e mi riporta velocemente alla realtà. Inizio a muovermi seguendo il percorso seguito all’andata, ma lungo il cammino decido di effettuare una deviazione: poco al di sotto della cima si stacca dall’itinerario principale il sentiero 226e che conduce in circa mezz’ora alla suggestiva cima della Montagna Forata. Il sentiero si svolge su tracce e nei pressi della parte finale, attraverso un tratto esposto attrezzato con una catena, conduce ad una sorta di “finestra” naturale che ne costituisce la cima. La particolare forma ad arco della roccia ha alimentato una leggenda locale secondo la quale questa sia opera del demonio che l’avrebbe urtata con le corna mentre trasportava all’inferno l’anima di un’alpigiana sorpresa in un giorno festivo a rubare del fieno.

Mi rendo conto di essermi trattenuto troppo a lungo e che il meteo non accenna a migliorare, così, seguendo a ritroso il sentiero ritorno sulla cresta erbosa del Ventolaro e velocemente ridiscendo seguendo l’itinerario percorso all’andata.

Dopo circa un’ora e mezza di cammino sono nuovamente al parcheggio dove ho lasciato l’auto. La pioggia ha smesso di cadere e, nonostante le giornate siano ancora corte, le nuvole lasciano spazio a qualche timido raggio di sole.

Ancora una volta la montagna ha saputo regalarmi momenti unici ed indimenticabili. Ha permesso che la “sfidassi” in un giorno in cui sarebbe stato più semplice rimanere chiuso in casa prigioniero dei miei pensieri. Ha fatto si che fossi ammagliato dal suo fascino abbandonandomi completamente ad essa, ma al momento giusto ha anche saputo riportarmi alla realtà facendo in modo che tornassi al momento opportuno.

Consigli tecnici:

Consiglio di percorrere questo itinerario nel periodo tra da marzo/aprile ed ottobre/novembre (A seconda delle condizioni di innevamento). Tranne che per il tratto terminale che conduce alla Montagna Forata, il percorso non presenta difficoltà particolari. La salita alla Montagna Forata può essere evitata seguendo semplicemente l’itinerario principale contrassegnato dal segnavia 226. Per chi volesse compiere in discesa un percorso alternativo, dalla cima del Ventolaro è possibile scendere in direzione della vicina Cima delle Balme e seguendo i sentieri 231 e 226b ritornare a Scopa compiendo un giro ad anello che attraversa anche la graziosa Frazione di Frasso.

Segnavia: 226 e 226e per la salita alla Montagna Forata
Partenza: Scopa 622 m
Arrivo: Monte Ventolaro 1836 m
Dislivello: 1214 m

 

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In mountain bike tra le colline di Serravalle Sesia e Lozzolo

Home Sweet Home.

Casa dolce casa.

Penso non esistano parole migliori per introdurre questo articolo dedicato ai sentieri che percorrono le colline tra Lozzolo e Serravalle Sesia, luogo in cui sono cresciuto ed in cui abito.

Sentieri e boschi che durante la mia adolescenza hanno rappresentato territori di scoperta, hanno contribuito a sviluppare quel senso di curiosità verso il nuovo, verso l’ignoto, che tutt’ora mi accompagna ed è alla base di ogni attività che svolgo durante il tempo libero.

Ricordo bene le passeggiate a piedi, oppure in bicicletta, in compagnia dei miei genitori o dei compagni di scuola. Le giornate trascorrevano veloci, immersi in questi fitti boschi che ogni ogni volta regalavano la scoperta di un posto nuovo, o il racconto di una storia inedita. Ogni volta tornavo a casa con una novità da raccontare o la scoperta di un luogo in cui tornare. Crescendo si cambia ed allo stesso modo è cambiata la prospettiva con cui guardo questi luoghi, ma nonostante ciò il loro fascino è rimasto immutato.

Il percorso descritto oggi è uno degli itinerari che preferisco ed anche uno di quelli che percorro maggiormente in mountain bike; il sentiero può essere imboccato da innumerevoli posti diversi; solitamente inizio partendo dal centro di Serravalle Sesia, nei pressi della piazzetta antistante le scuole, dove, in caso di necessità, è anche possibile trovare parcheggio per l’auto.

Dal luogo di partenza si prosegue verso destra seguendo le indicazioni per Grignasco e Valduggia, queste porteranno ad imboccare la bella pista ciclabile che costeggia il fiume Sesia e termina nei pressi della pista di motocross. Oltrepassata sulla destra la pista, poco prima di arrivare alla sbarra che delimita la strada sterrata, si svolta a sinistra e si percorre un sentiero che conduce fino ai ruderi di un vecchio mulino dove si incrocia la Strada Statale 299. Dal mulino si volta a sinistra e percorrendo un breve tratto di Statale si giunge in poco tempo al piccolo borgo di Vintebbio, dove, seguendo i cartelli con il segnavia 702 si attraversano le strette vie acciottolate del borgo medioevale all’ombra dei ruderi dell’antico maniero che incombe imponente dalla collina soprastante l’abitato.

IMG_3630Immediatamente al di fuori del villaggio si riprende lo sterrato che conduce al Sasso delle Caviggie oltre il quale si scende verso il vicino paese di Lozzolo, ma prima di tornare su asfalto vi consiglio di seguire la deviazione che si trova a metà discesa, sulla sinistra; questa vi porterà, dopo un tratto in decisa salita, sulla cima di una collina da dove potrete divertirvi scendendo sulle aspre terre rosse di un trail che vi riporterà sulla strada di fondo valle in direzione Lozzolo. Nei pressi del cimitero si svolta a sinistra e si raggiunge il Santuario della Madonna Annuziata da cui si riprende a pedalare in salita immersi tra boschi di castagni e vigneti. Mantenendosi sul sentiero principale, dopo circa 1,5 km vi troverete ad un bivio al quale si svolta a sinistra per proseguire ancora brevemente in salita e poi rigettarsi nel fitto bosco seguendo un divertente percorso in discesa che vi riporterà ancora una volta a Lozzolo per affrontare l’ultima e più faticosa salita del percorso. La prima parte ricalca il tracciato seguito precedentemente fino all’ultimo bivio, questa volta sarà necessario svoltare a destra seguendo le indicazioni per il rifugio degli alpini al Colle del Mazzucco da dove si può godere di una magnifica vista verso le colline, le Prealpi Biellesi e la Pianura Vercellese e Novarese, ma potrete godere di questa magnifica vista solamente superando l’impegnativo tratto di salita che conduce al rifugio! (pendenza fino al 10%!)

Proseguendo oltre affronterete un ulteriore tratto in salita che conduce sino alla cima della Rusca Randa riconoscibile dalla presenza di un piccolo bivacco in legno. Dietro alla costruzione si snoda un percorso in discesa molto bello, ma altrettanto tecnico che vi riporterà sul sentiero iniziale in direzione Vintebbio. Da quì, seguendo a ritroso il percorso dell’andata, ritornerete a Serravalle.

Il precorso si presta sia alla mountain bike che al trekking ed anche al running o trail running ed il susseguirsi di saliscendi lo rende adatto come palestra per un ottimo allenamento aerobico. Inoltre, percorrendo questo percorso vi renderete conto che sono possibili innumerevoli varianti, questo grazie alla fitta rete di sentieri che si intersecano tra loro e permettono di personalizzare l’escursione a vostro piacimento e svolgere ogni volta un percorso diverso dal precedente. Probabilmente è proprio quest’ultima caratteristica che fa sì che questo luogo sia ogni volta un luogo nuovo, un luogo da scoprire.

Un’avventura.

Perché, chi l’ha detto che per vivere un’avventura bisogna necessariamente percorrere centinaia di km oppure trovarsi in un luogo “esotico”?

L’avventura può essere nascosta anche tra gli alberi dei boschi vicino casa.

Sta a noi saperla cogliere.

Magari è sufficiente guardarsi intorno con lo stesso sguardo di un ragazzino che scopre quel luogo per la prima volta…

Consigli tecnici:

il percorso può essere svolto durante tutto l’anno, non presenta particolari difficoltà, ma deve essere prestata particolare attenzione ai tratti in discesa.

Segnavia: 702 e 700
Partenza: Serravalle Sesia 313 m slm
Arrivo: Serravalle Sesia 313 m slm
Dislivello totale positivo: 615 m

 

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