Quel maledetto Vronskij, la trama

“Perdonami, sono tanto stanca. Non mi cercare.” Solo questo lascia scritto Giulia, prima di scomparire nel nulla.
E suo marito Giovanni, nella casa improvvisamente vuota, si sente un naufrago. Il loro è un amore fatto di cose minime: la colazione al mattino, con le fette imburrate e la marmellata; un bacio volante prima di andare al lavoro e un altro più lungo la sera, quando lui torna dalla tipografia con le dita sporche d’inchiostro; abbracciarsi in giardino, tra le rose che lei ha potato con cura. Dopo una vita insieme, non hanno ancora perso la voglia di farsi felici l’un l’altra. O almeno, così credeva lui. Adesso Giovanni, in cerca di risposte, guarda tra i libri di Giulia e dagli scaffali pesca il più voluminoso: Anna Karenina. Comincia a leggere. E si convince che sua moglie abbia trovato un altro uomo, un amante focoso, un maledetto Vronskij. Geloso e amareggiato, si chiude in tipografia, deciso a creare una copia unica del capolavoro di Tolstoj: carta pregiata, copertina in pelle, nella speranza, un giorno, di farne il suo ultimo pegno d’amore per Giulia.Ma la vita non è un romanzo, procede per strappi lievi e imprevedibili. Quando il mistero della scomparsa si svela, Giovanni capisce che c’è sempre qualcosa che ci sfugge, e tutto ciò che possiamo fare è smettere di averne paura.

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Quel maledetto Vronskij – la mia recensione

Bellissimo e profondo, Quel maledetto Vronskji rappresenta qualcosa di grande e prezioso, e attraverso il ritmo lento e implacabile scandito dalla brevità delle sue frasi, sa accogliere e raccontare la sfida più grande: stare insieme, nonostante tutto.
Questo libro è un inno all’amore incondizionato e reciproco,seppur non privo di elementi destabilizzanti e un po’ interrogativi. Ha saputo raccontare la malattia e il post malattia in un maniera nuova: contro ogni pregiudizio esterno il protagonista ha fatto suo il dono della resilienza, aspettando i tempi di guarigione non solo fisici ma anche dell’anima della sua amata.
Ho trovato questo libro romantico seppur narri per lo più di una separazione; dolce ma non stucchevole.
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Chi è Claudio Piersanti
Laureato in Filosofia all’Università di Bologna con Luciano Anceschi, vive tra Roma e le Marche. Come sceneggiatore ha collaborato, tra gli altri, con Carlo Mazzacurati, Riccardo Milani e Maurizio Sciarra. Con Lorenzo Mattotti ha collaborato ad alcuni libri a fumetti (Stigmate, Torino, Einaudi, 1999; Anonymes, Parigi, Éditions du Seuil, 2000) apparendo anche nel documentario Mattotti di Renato Chiocca. Ha tradotto in italiano le Fiabe molisane (Milano, Mondadori, 1990). Per anni è stato direttore responsabile de La rivista dei libri, edizione italiana della New York Review of Books. Con L’amore degli adulti è stato finalista al Premio Bergamo; con Luisa e il silenzio ha vinto nel 1997 il Premio Viareggio; Il ritorno a casa di Enrico Metz ha ricevuto: il Premio Selezione Campiello il Premio Napoli, il Premio Alassio Centolibri – Un autore per l’Europa e il Premio Frontino-Montefeltro. Riceve il premio speciale di letteratura in occasione dei premi Flaiano 2021. Con Quel maledetto Vronskij vince il Premio Mastercard Letteratura 2021 ed è inserito fra i finalisti al Premio Strega 2022.





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