Candidato al premio Strega con il romanzo Niente di Vero, edito Einaudi, Veronica Raimo racconta attraverso un monologo la sua storia.
E questo è stato il libro scelto dal gruppo di lettura “Malagrazie” per il mese di Aprile – Maggio.
Il 12 maggio ci siamo virtualmente riuniti per parlare del libro e all’incontro era presente la stessa autrice, Veronica Raimo.
Niente di vero, la trama

La lingua batte dove il dente duole, e il dente che duole alla fin fine è sempre lo stesso. L’unica rivoluzione possibile è smettere di piangerci su. In questo romanzo esilarante e feroce, Veronica Raimo apre una strada nuova.
Racconta del sesso, dei legami, delle perdite, del diventare grandi, e nella sua voce buffa, caustica, disincantata esplode il ritratto finalmente sincero e libero di una giovane donna di oggi.
Il suo racconto procede in modo libero, seminando sassolini indimenticabili sulla strada. All’origine ci sono una madre onnipresente che riconosce come unico principio morale la propria ansia; un padre pieno di ossessioni igieniche e architettoniche che condanna i figli a fare presto i conti con la noia; un fratello genio precoce, centro di tutte le attenzioni. Circondata da questa congrega di famigliari difettosi, Veronica scopre l’impostura per inventare se stessa. Se la memoria è una sabotatrice sopraffina e la scrittura, come il ricordo, rischia di falsare allegramente la tua identità, allora il comico è una precisa scelta letteraria, il grimaldello per aprire all’indicibile. In questa storia all’apparenza intima, c’è il racconto precisissimo di certi cortocircuiti emotivi, di quell’energia paralizzante che può essere la famiglia, dell’impresa sempre incerta che è il diventare donna.

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Niente di vero – la mia recensione

” La maggior parte dei ricordi ci abbandona senza che nemmeno ce ne accorgiamo; i restanti isamo noi a filtrarli di nascosto, a spacciarli in giro, a promuoverli con zelo, venditori porta a porta , imbonitori, in cerca di qualcuno da abbindolare che si abboni alla nostra storia”.
Ed è proprio da questo estratto che vorrei partire per raccontare di questa autobiografia che è la perfetta sintesi tra simulazione e autenticità. Non è completamente autofiction ma nemmeno romanzo; è una manipolazione della propria storia, dei propri ricordi e del proprio materiale biografico.
Credo che la vera forza di questo libro sia il saper affrontare i traumi avuti e subiti attraverso un linguaggio che è sia distaccato quanto basta per non appesantire la scrittura, ma anche grezzo per poter raccontare in maniera sincera i dolori, gli imbarazzi e a tratti la ferocia che c’era dietro agli aneddoti della sua infanzia e giovinezza.
Ho trovato questo libro al contempo disturbante.
Fin da subito mi è sembrato che non ci fosse verità, mi è sembrato di essere tradita da quella classificazione di autobiografia che in realtà ha di vero solo una (minima?) parte mentre il resto del testo è talmente costruito da descrivere amici e parenti come meri personaggi che hanno contribuito ai traumi della sua vita. Senza un reale approfondimento del rapporto.
Partecipando all’intervento con l’autrice ho poi cercato di capire alcune ragioni di questo libro, che girano sempre attorno alla definizione di ricordo e quanto un ricordo possa essere fuorviato dalla propria memoria. Posso concordare su questo aspetto, sul fatto che la mente spesso si costruisce delle menzogne per poter affrontare i grandi traumi della vita; non ho però amato la superficialità con cui sono stati presentati la maggior parte dei personaggi.
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Chi è Veronica Raimo
Veronica Raimo è nata a Roma nel 1978. Ha scritto i romanzi: Il dolore secondo Matteo (minimum fax 2007), Tutte le feste di domani (Rizzoli 2013) e Miden (Mondadori 2018), uscito in UK, Usa e Francia. Nel 2019 ha scritto il libro di poesie Le bambinacce con Marco Rossari (Feltrinelli). I suoi racconti sono apparsi su diverse antologie e riviste, sia in Italia che all’estero. Per Einaudi ha pubblicato Niente di vero (2022). Ha cosceneggiato il film Bella addormentata (2012) di Marco Bellocchio. Si occupa di giornalismo culturale per diverse testate. Ha tradotto dall’inglese, tra gli altri: Francis Scott Fitzgerald, Octavia E. Butler, Ray Bradbury.





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