E chi l’avrebbe mai detto che un giorno i miei piedini avrebbero toccato il bianchissimo suolo delle isole Maldive?
L’arrivo all’aeroporto mi spiazza: i maldiviani sono organizzatissimi! Uno sguardo alla prenotazione e immediatamente ritirano il bagaglio che magicamente ritroverai nel tuo resort, fornendoti dettagliatissime direttive sul transfer per l’isola in cui alloggerai.
Le isole più vicine a Malé, la capitale dove si trova l’aeroporto, sono raggiungibili in barca; per le più lontane il viaggio continua in idrovolante.
Ora. Cercherò di descrivere la mia personale esperienza in idrovolante: si tratta di un piccolo aeroplano, con all’interno una quindicina di posti, più lo spazio per le valigie sul retro, e una struttura sulla parte inferiore che permette all’aereo di galleggiare quando si ferma sull’acqua. Aria condizionata zero, rumore infernale (tanto è vero che il personale mette a disposizione dei tappi per le orecchie), comandi a vista. I piloti, elegantissimi, indossano bermuda e infradito.
Il profumo del mare e l’atmosfera un po’ informale mi fanno abbassare la guardia, e subito mi sento libera.
Prima di arrivare alla nostra isola, abbiamo un paio di fermate. Giuro: nella mia vita sono salita su macchine pullman treni aerei barche navi cavalli, senza mai patire il mal di mare. Oggi, l’idrovolante scende sul pelo dell’acqua in sosta, comincia a ondeggiare, e io faccio fatica a trattenere il voltastomaco!
Non importa. Mentre scatto fotografie dall’oblò alle isole contornate di verde e circondate da blu profondo, penso che sto per giungere in paradiso. E finalmente arriva il nostro turno. L’idrovolante atterra di fianco a una zattera in mezzo al mare, perché il nostro resort non ha una piattaforma adatta ad accoglierlo. Allora, mentre i piloti e il personale di bordo ci scattano foto e scambiano qualche battuta con noi, una barca ci raggiunge per caricarci e portarci all’isola. L’isola si chiama Gangehi, e si trova nell’atollo di Ari Nord.
Mi godo il panorama mozzafiato di sabbia così candida da sembrare d’argento, immersa in un mare smeraldo, chiarissimo, limpidissimo, brillante. Certo, l’ho visto altre volte, in cartolina, questo paesaggio, ma giuro che la realtà supera di gran lunga le aspettative!
Percorro il pontile senza rendermi ancora conto di dove sono. Ad accoglierci, un receptionist in camicia bianca e pareo scuro. E un piacevolissimo silenzio.
In sostanza il resort occupa tutta l’isola, e ha una passerella che ad anello accompagna ai vari bungalow, lunga non più di un centinaio di metri. Perciò è abitata dai soli ospiti del resort e dal personale. La nostra villetta è una meraviglia di palafitta, con spiaggetta privata, lettini con materassini imbottiti e ombrellone di foglie di palma.
Il primo pomeriggio e la serata scorrono lisci, e andiamo a dormire dopo una ricca cena, con pancia piena e mente soddisfatta.
Il giorno successivo, inizia davvero la Vacanza, di quelle con la V maiuscola.
Già la colazione è una meraviglia: torte e frutta tropicale mi fanno impazzire, così la giornata si avvia con il piede giusto. Ma lo spettacolo deve ancora cominciare. Vedo un po’ di movimento sulla passerella di fronte al bar, che dà direttamente sull’acqua, perciò decido di andare a curiosare. La sorpresa è stupenda ed emozionante: mi passa sotto agli occhi un cucciolo di squalo, che seguo con lo sguardo finché non mi porta da un altro squalo, e un altro ancora! Un intero branco di squali bianchi, dal più piccolo, a cui mi affeziono prima di subito, a quelli più grandicelli, e poi grandissimi. In men che non si dica, il cucciolo ha un nome: lo voglio battezzare Quark!
Quello con Quark e la sua famiglia diventa un appuntamento fisso, ogni giorno. Di pomeriggio si fanno vedere un po’ di meno, ma la mattina trovarli è una garanzia. Il regalo più bello di quest’isola.
Prima di rosolarmi al sole, voglio fare un giro del resort. Più che all’interno, quello che mi attira è la lingua di sabbia che parte dalla spiaggia qui di fronte. Allora attiro mio marito in questo particolarissimo spettacolo offerto da Madre Natura: una lunga striscia di candida sabbia viene assalita dalle acque, verdissime, da un lato e dall’altro, dove le onde si incontrano. Cammino, voglio vedere dove mi porta, voglio arrivare fino in fondo. Mi allontano, le vette dei bungalow diventano sempre più piccole, ma niente…la lingua di sabbia sembra non finire mai! Ritorno sull’isola, per raggiungere la mia spiaggetta.
Penso che in fondo non mi interessa granché la tintarella, così decido di mettermi a leggere un libro all’ombra. Sono immersa nel silenzio, quando d’un tratto sento un tonfo. In men che non si dica, come se non mi sentissi già abbastanza in paradiso, mi viene portata una noce di cocco fresca, appena tagliata dalla palma, perché io possa assaporarne il succo prima, la polpa poi. Ben presto ci rendiamo conto che le giornate vengono scandite da null’altro che dai pasti: pranzo e cena vengono serviti a buffet, con cuoco italiano che prepara la pasta al momento e su richiesta, chef locale che illustra le portate sulla lunga tavolata, e pasticcere maldiviano simpaticissimo, che ti chiama per nome e parla cinque lingue diverse, che cerca di farti mangiare quanti più dolci è possibile! Ogni sera c’è qualcosa di diverso, la varietà e perfetta, e le torte vengono preparate con l’unica farina che esiste qui: quella di cocco.
Certo, dopo settimane di riso al vapore, pollo, pesce e verdure in Indocina, qui ci stiamo sbizzarrendo come non mai.
L’isola è piccola, le persone che incontri non sono moltissime, ma le facce sono sempre le stesse, perciò non ci risulta difficile fare amicizia con altre coppie italiane, con le quali passiamo le serate seduti al bar a chiacchierare, e le giornate a fare il bagno e praticare snorkeling, cercando ogni volta un punto diverso dell’isola.
La barriera corallina c’è, la vedo con i miei occhi, ma purtroppo vicino alla riva i coralli sono morti, perciò grigi e rigidi. Mentre i pesci sono bellissimi: ne vedo di azzurrissimi, di rossi, di neri, di multicolori a righe nere bianche gialle e blu. Hanno musi perfettamente squadrati, oppure morbidissime code in chiffon. Vorrei inseguirle per toccarle, quelle codine così soffici ed eleganti. Così io, io che solitamente scelgo di rimanere dove abbasso i piedi e trovo suolo, mi spingo oltre, dove non tocco, senza rendermene conto. Eppure sto bene: sono serena e rilassata. La vista che ho davanti mi ripaga di tutto.
A parte lo snorkeling, e il bird watching, che mi dona la vista di corvi, pipistrelli marroni lunghi quanto l’intero mio braccio, e degli aironi che prendono facilmente posto sul mio lettino, io non ho molta occasione di muovermi un po’. Mio marito invece viene invitato dal personale maldiviano a giocare a beach volley o soccer nel campetto in mezzo all’isola. Ogni pomeriggio. La partita è tra turisti e locali, la palla messa malamente assieme con materiali di recupero, i piedi scalzi, e le anime libere.
Il personale qui è formato per la maggior parte da uomini nativi delle Maldive o provenienti dal Bangladesh. Sahid è il nostro cameriere al tavolo: mingherlino, ci capiamo spiccicando qualche parola in italiano e qualcuna in inglese, lui è nato su un’isola dell’atollo, e ride sempre. Molto di più di quanto non parli. Ogni pasto, con lui è un ghigno: quel viso bruciato dal sole dei tropici, quella bocca sempre aperta in un sorriso, e quella risatina che dice tutto, rimarranno stampati nella mia mente per sempre. Sahid non manca mai, non ha un giorno, o una mezza giornata di riposo. Lui lavora per tre o quattro mesi di fila ininterrottamente, per poi raggiungere la sua famiglia e abbracciare suo figlio, che vive nella sua isola di nascita, per pochi giorni all’anno.
Il mio più grande rimpianto: non aver fatto in tempo a partecipare all’escursione sull’isola dei pescatori, là dove non ci sono turisti, non ci sono resort, e non c’è lusso. Mi sarei immersa nella loro quotidianità, avrei assaporato la loro vita, quella vera, avrei tirato su le reti della pesca con loro. Accovacciata sulle ginocchia. A collezionare i sorrisi sui loro volti.
Un’occasione persa oggi, che diventerà forse opportunità domani. L’opportunità di tornare a esplorare queste isole e scavare un po’ più a fondo.
Ciao Maldive. Questo è un arrivederci.
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