Come un secondo prima di vederti

“Come un secondo prima di vederti” – Italic Pequod 
Autore: Abdullah Al Atrash
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Generalmente non scrivo recensioni e basta, scrivo di cose che mi sono piaciute tendenzialmente tanto se non tantissimo. E infatti, questo libro mi e’ piaciuto tantissimissimo.
Me ne sono innamorata alla sua presentazione, lentamente, parola dopo parola, pagina dopo pagina sulle note di una voce femminile molto sottile.

Come posso raccontarvi questo libro? La mia idea e’ quella di darvi poche informazioni oggettive, raccontarvelo il meno possibile ma cercare di farvi capire quella che e’ l’atmosfera che l’autore ha voluto creare con questi racconti. Un po’ come lui stesso, a dire il vero, ha fatto durante la presentazione del libro.

E’ un libro di 15 racconti (tutte storie vere, anche quella dell’alieno), scritto in 3 giorni e fondamentalmente con l’unico scopo di poter lasciare qualcosa ai suoi figli. All’inizio non era stato pensato per la pubblicazione, ma il caso ha voluto che questo libro potesse arrivare nelle mani di chiunque. Il caso. Quello stesso caso che ha portato l’autore a vivere negli Emirati Arabi, ad essere socialmente utile per la sua citta’ natia (Ancona) e quella di acquisizione.

Dovrei concludere qua la recensione del libro perche’ questo e’ tutto quello che posso anticipare senza rovinare la sorpresa e senza andare contro la volonta’ dell’autore di far scoprire il contenuto soltanto leggendolo. In compenso posso descrivervi la presentazione, che pressapoco e’ andata cosi’:

Conosco l’autore che da subito mi sembra una di quelle persona che ti fa esclamare ‘beh, ma allora il mondo potrebbe essere un posto migliore”. La presentazione si svolge in un museo dei giocattoli con tanto di sedie del cinema e palchetto che solo per la location e’ un +10 punti a Grifondoro. La parte della lettura del libro e’ l’unica cosa che segue uno schema, tutto quello che esula dalla sottile voce narrante e’ condivisione. Bubu (come si fa chiamare l’autore) non espone il suo libro, si racconta in un flusso di pensieri che passa dall’italia che ha vinto i mondiali nel 2006 alle riflessioni sui fatti, perche’ li classifichiamo in positivi e negativi, ma soprattutto sul perche’ crediamo che un fatto che classifichiamo come negativo possa veramente rivelarsi senza potenzialita’ positive.

Non ero in cerca di risposte a domande intime e personali, ma qualcuna in verita’ e’ arrivata. Ogni tanto perdiamo la consapevolezza di quanto sia importante essere se stessi, a discapito di risultare qualcosa che magari all’esterno puo’ dare fastidio. Questo e’ proprio il percorso che sto facendo da qualche tempo a questa parte: cercare di essere me stessa sempre e comunque, senza troppi filtri perche’ bastano quelli di Instagram a modificare la realta’.  Devo ammettere che non sempre e’ facile essere la persona che sai di essere, ma  incontrare degli essere umani come Bubu che salgono su un palco e si raccontano in maniera cosi’ spontanea rafforza la convizione che essere se stessi paga sempre e comunque.

Bubu conclude la presentazione con una canzone. No, non e’ un cantante. Ma la canzone e’ la giusta risposta al libro, a quello che e’ il filo conduttore di tutti questi racconti. Perche’ in fondo, a chi non e’ mai capitato di trovare una canzone che dica esattamente le parole che occupano la testa senza riuscire ad uscire dalla bocca?

PS.: la miniatura in copertina e’ fighissima , ad opera di Plusbizarre , vi consiglio di sficcanasare il suo profilo!

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